Scoliosi: a S. Giovanni Rotondo nuove tecniche chirurgiche innovative per raddrizzare la schiena

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Comunicato Stampa

Presso L’Ospedale I.R.C.C.S. “Casa del Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo, centro d’eccellenza nella chirurgia vertebrale per il Mezzogiorno, il dott. Franco Gorgoglione, responsabile della U.O.S. di Chirurgia Vertebrale tratta da oltre 20 anni questa patologia con eccellenti risultati. Al suo attivo oltre 300 interventi risolutivi per la correzione di scoliosi di grave entità. Con le recenti tecniche chirurgiche, nell’arco di 1 settimana il paziente può essere dimesso, senza il sostegno di busti ortopedici.
San Giovanni Rotondo, 25 marzo 2010 – L’Ospedale I.R.C.C.S. “Casa del Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo si conferma polo d’eccellenza per il Mezzogiorno nel trattamento delle patologie della colonna vertebrale. Presso l’ambulatorio dell’Unità Operativa di Chirurgia Vertebrale, diretta dal Dottor Franco Gorgoglione, vengono visitati circa 2.000 pazienti l’anno e, grazie ai progressi delle tecniche chirurgiche, sono trattati con altissime percentuali di successo i difetti dei vari segmenti della colonna: dalle discopatie, alle ernie discali, alle fratture vertebrali, alle forme oncologiche, alle deformità del rachide come la scoliosi.

“La scoliosi è una deformità della colonna vertebrale che interessa le tre dimensioni dello spazio – afferma il dottor Franco Gorgoglione, responsabile della U.O.S. di Chirurgia Vertebrale dell’Ospedale I.R.C.C.S. “Casa del Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo – Se si escludono le forme congenite, associate a un’anomalia delle vertebre, ed acquisite, quando collegate a patologie neuromuscolari o dei tessuti connettivi, l’80% dei casi (forme idiopatiche) ha origini sconosciute, anche se si ipotizza un insieme di concause di tipo genetico, neuromuscolare, biochimico, metabolico, di sviluppo, dell’equilibrio, dell’accrescimento. La scoliosi idiopatica colpisce dall’1% al 3% della popolazione nella fascia di età fra i 10 e i 16 anni, progredendo di regola fino alla fine dell’accrescimento, e colpisce il sesso femminile con maggior frequenza, con un rapporto di 4 a 1”.
La scoliosi non va mai trascurata: il problema più grave collegato a questa patologia, infatti, è la progressione della curvatura della colonna e gli effetti collaterali che ne derivano, che possono interessare anche l’apparato cardio-circolatorio.
Le terapie variano in base alle cause e alla gravità della curva scoliotica: nei casi meno gravi può essere sufficiente l’esercizio fisico, in quelli più severi viene indicato il trattamento ortesico (busto/tutore). Quando, invece, il valore angolare (misurato in gradi Cobb) supera i 40 gradi, la terapia è chirurgica. In questi casi, infatti, se non si interviene, può permanere un aggravamento lento e progressivo per tutto l’arco della vita.
L’esercizio fisico e la fisioterapia – continua Gorgoglione – non riducono la curva, ma possono essere utilizzati come terapia adiuvante per migliorare la postura e rafforzare la muscolatura. Il trattamento ortesico, modifica la storia naturale della scoliosi idiopatica dell’adolescente, riducendo il rischio di progressione. Tuttavia, come è stato dimostrato da diversi studi a lungo termine, la correzione iniziale ottenuta con questi supporti, può vanificarsi nel tempo. Quindi, quando si vuole arrestare la progressione della curva, ristabilire il bilanciamento dei tre piani dello spazio, prevenire dolori o danni d’organo come quello polmonare, il trattamento chirurgico è quello consigliato”.
La correzione chirurgica della scoliosi ha assistito negli ultimi anni ad una notevole evoluzione.
Le moderne procedure – spiega Gorgoglione – si basano sull’uso di barre, solitamente in titanio, precedentemente sagomate al fine di riprodurre la curvatura fisiologica del rachide, fissate mediante viti ed uncini alla colonna. Il loro utilizzo permette di ottenere una correzione immediatamente stabile, senza la necessità di ricorrere a busti gessati nella fase post-operatoria. Il paziente può, infatti, alzarsi dopo cinque-sette giorni dall’intervento senza il sostegno di un busto ortopedico, riprendendo a svolgere qualsiasi attività”.
“Siamo tra i pochi Centri in Italia ad eseguire questo tipo di chirurgia – conclude Gorgoglione – e per questo siamo diventati il punto di riferimento per il Mezzogiorno, trattando, in media, 20 casi di scoliosi gravi all’anno con eccellenti risultati”.

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