Un peptide che riattiva ormoni in donne sterili
Questa scoperta potrebbe portare a offrire nuove cure contro l’amenorrea e la sterilità correlata nelle donne, sostengono i ricercatori dell’Imperial College di Londra. Il tutto per mezzo di iniezioni a base di un ormone naturale umano che prende il nome di “kisspeptina”.
Lo studio è stato coordinato dal dr. Waljit Dhillo e i risultati sono stati presentati all’ultima conferenza della Society for Endocrinology, sostenendo che questi aprono la via a nuovi trattamenti meno rischiosi e più efficaci in grado di ripristinare la funzionalità riproduttiva nelle donne che presentano bassi livelli ormonali sessuali. La conseguenza di questo deficit in genere si presenta con amenorrea e blocco del sistema riproduttivo, ovvero la sterilità.
Quando vi siano carenze o addirittura assenza di questo ormone, sia gli animali che gli esseri umani non raggiungono la maturità sessuale.
I ricercatori sostengono che la kisspeptina svolge un ruolo basilare nello stimolare il rilascio degli ormoni che governano il ciclo mestruale e già in un precedente studio si era dimostrato come questo peptide portasse alla produzione di ormoni sessuali in donne fertili.
In questo nuovo studio sono stati studiati gli effetti della kisspeptina in 20 donne con amenorrea (con assenza del ciclo mestruale) per mezzo di iniezioni. A questo è seguito uno studio su 10 donne trattate con un placebo.
Il trattamento è durato otto settimane e dai risultati delle analisi si è visto che le donne trattare con il peptide hanno aumentato la produzione di due ormoni sessuali l’LH (48 volte) e il FSH (16 volte). Il dato curioso, hanno sottolineato i ricercatori, è che la produzione di LH è stata maggiore in questo studio nelle donne con amenorrea che non nel precedente studio con donne fertili.
«Sono risultati entusiasmanti, che suggeriscono come le cure con la kisspeptina potrebbero ripristinare la funzionalità riproduttiva nelle donne con livelli di ormoni sessuali molto bassi. Entrambi gli approcci hanno ancora bisogno di più studio e chiaramente saranno necessari studi più grandi. Le nostre prossime ricerche si concentreranno sul trovare il miglior protocollo di cura, con la speranza di mettere a punto una nuova terapia contro la sterilita», ha dichiarato il dr. Waljit Dhillo.