Cervello: i neuroni dell’empatia ci permettono di ‘riviverci’ nei sentimenti degli altri
Riconoscere in un sorriso anche solo accennato la felicità di un nostro caro oppure sentirsi un nodo in gola dal dolore di fronte al pianto dirotto di una persona o guardando scene raccapriccianti: vuol dire provare ‘empatia’, capire gli altri ‘specchiandocisi’ dentro con una risorsa del nostro cervello, i neuroni specchio: a oltre 20 anni dalla loro scoperta nelle scimmie, arriva ora la prova definitiva che questi neuroni esistono anche negli esseri umani. Grazie a uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology per la prima volta si ha la prova diretta, la registrazione della loro attività, nel cervello di pazienti cui, per motivi clinici, erano stati impiantati elettrodi.
A fornirla il team dell’italiano Marco Iacoboni dell’Università di Los Angeles in uno studio tanto atteso perché finora la loro esistenza nell’uomo era solo teorizzata o provata in modo indiretto. E non è tutto: il team ha anche scoperto nuove popolazioni di neuroni specchio in varie aree neurali. Scoperti nelle scimmie dal team di Giacomo Rizzolatti dell’Università di Parma in una serie di lavori compiuti tra gli anni ’80 e ’90, i neuroni specchio sono nella corteccia cerebrale a livello frontale e parietale e sono alla base della capacità di comprendere e riprodurre le azioni altrui. Funzionano proprio come uno specchio riproducendo nel nostro cervello azioni o stati d’animo osservati in alre persone. In pratica, cioé, si attivano sia quando compiamo un’azione, sia quando la vediamo compiuta da altri. Il sorriso di qualcuno che arrivi ai nostri occhi, quindi, li eccita come si ecciterebbero se fossimo noi stessi a sorridere.
Malgrado l’esistenza di un sistema di neuroni specchio nelle scimmie, tuttavia, finora l’evidenza diretta di un tale sistema di neuroni negli umani mancava, anzi di recente era stata anche messa in discussione da uno studio dell’Università di Trento pubblicato sulla rivista ‘PNAS’. Mancava (anche se vi erano prove indirette con la risonanza magnetica), per ovvi motivi, infatti non è etico impiantare elettrodi nel cervello di persone solo a scopo di ricerca. Il problema è stato superato, spiega Iacoboni, in Usa da oltre 10 anni dopo la laurea in medicina all’Università di Roma La Sapienza, coinvolgendo 21 pazienti in cura per epilessia cui erano stati impiantati elettrodi a scopo clinico.
Ebbene, durante il loro ricovero, il team di Iacoboni ha detto loro di osservare o eseguire certe azioni (come aggrappare oggetti), oppure espressioni facciali. In accordo con la teoria, sia all’osservazione sia all’azione, i neuroni specchio si sono accesi e la loro eccitazione è stata registrata in diretta dagli elettrodi: in tutto è stata registrata l’attività di 1177 neuroni specchio e ne sono stati trovati alcuni anche in aree neurali dove finora non si supponeva la loro presenza. “Poiché queste nuove aree della corteccia svolgono diverse funzioni (visione, movimenti, memoria)- conclude Iacoboni – la scoperta suggerisce che i neuroni specchio forniscono un ricco e complesso sistema di ‘riproduzione’ di azioni e emozioni altrui”