Depressione: uomo e donna, due diverse percezioni del ‘male di vivere’
La depressione ha due volti, uno maschile e uno femminile: uomini e donne, cioé, possono soffrire di depressione in modo molto diverso. Gli uomini, inoltre, spesso non sanno di avere il ‘male di vivere’, quindi non si curano e molto più spesso delle donne (4 a 1) si tolgono la vita. Le differenze sono in gran parte una conseguenza delle diversità di genere radicate nella società, in parte biologiche, legate cioé agli ormoni femminili e maschili.
E’ il quadro che emerge in un articolo sulla rivista Mind di Scientific American. La depressione, secondo dati Oms (Organizzazione mondiale della sanità), colpisce nel mondo qualcosa come 150 milioni di persone, 48 milioni solo in Usa dove interessa ben il 19% della popolazione adulta (cioé quasi un adulto ogni 5, anche se questa statistica potrebbe essere l’infausto risultato dell’eccessiva medicalizzazione di stati emotivi in realtà non patologici). Prima di tutto la differenza è nei sintomi: per lei il tratto principale della depressione è la tristezza, per lui rabbia e irritabilità. I maschi spesso non sono riconosciuti né trattati per la loro malattia, e non a caso il tasso di suicidi è di 4 maschi per ogni femmina, per quanto il rapporto maschi/femmine depressi sia 1 a 2.
Queste differenze sono in parte culturali, perché il maschio è sempre portato a reprimere la propria emotività e a farsi vedere ‘duro’, in parte biologiche e dovute agli ormoni, maschili e femminili, che agiscono in modo molto diverso sul cervello. Un’altra differenza, anch’essa legata agli ormoni, è che il periodo in cui il maschio rischia di più di soffrire di depressione è l’infanzia, perché non gode degli effetti del testosterone; per la femmina è l’adolescenza, quando entrano i gioco gli ormoni femminili. Queste differenze di genere incidono su capacità diagnostiche ed efficacia delle terapie: i criteri usati dai medici per riconoscere il male sono soprattutto i sintomi femminili, tipicamente la tristezza; quindi al maschio che anche avesse coraggio di cercare aiuto spesso non viene diagnosticata la malattia, perdendo l’opportunità di curarsi.
Le cure, quelle tradizionali che regolano la serotonina nel cervello (inibitori della ricaptazione della serotonina – Ssri), per quanto furono testate solo su maschi, sono più efficaci sulle donne per motivi, ancora una volta, ormonali. Jill Goldstein, che studia le differenze tra sessi in schizofrenia e depressione alla Harvard University di Boston, ha infatti spiegato che gli uomini depressi rispondono meglio ai farmaci che controllano dopamina e norepinefrina, le femmine a quelli che controllano la serotonina perché questi ultimi sono positivamente influenzati dagli estrogeni. Infatti dopo la menopausa o prima della pubertà gli Ssri non funzionano bene neppure sulle femmine. Riconoscere e capire le differenze sessuali che si nascondono dietro la depressione, dunque, può essere cruciale sia a livello diagnostico, sia terapeutico.
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