Genetica: non sempre c’e’ legame tra mutazioni e patologie comuni

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Sembra improbabile che le variazioni nel numero di copie dei geni coinvolti influenzi in modo significativo la predisoposizione all’insorgenza di malattie comuni

Uno studio sulla genetica di malattie comuni come il diabete, le patologie cardiovascolari e il disturbo bipolare ha mostrato che le variazioni nel numero di copie – la duplicazione o l’assenza di pezzi di DNA nel nostro genoma – con tutta probabilità non rivestono un ruolo significativo in tali malattie.

Nel 2007, il Wellcome Trust Case Control Consortium (WTCCC) pubblicò i risultati del più grande studio sulla genetica delle patologie più diffuse, rivelando per la prima volta l’esisenza di alcuni geni in grado di aumentare il rischio di insorgenza di alcuni disturbi e da allora sono state trovate decine di tali geni.

Gli studiosi tuttavia non sono ancora in grado di spiegare in modo completo l’ereditabilità di tali patologie. Per esempio, nel caso del diabete di tipo 2, esistono ora circa 30 varianti genetiche note per essere in grado d’influenzare la suscettibilità alla malattia, ma queste rendono conto soltanto del 10 per cento del rischio ereditario di sviluppare queste condizioni.

Una delle teorie elaborate in proposito attribuiva questa “ereditabilità mancante” alle variazioni del numero di copie (CNV). Per verificarla, i ricercatori del WTCCC hanno analizzato comuni CNV nel DNA prelevato da 3000 volontari in salute e li hanno confrontati con quelli di 16.000 pazienti, 2000 dei quali con disturbo bipolare, tumore della mammella e malattia coronarica acuta, malattia di Crohn, ipertensione, artrite reumatoide, diabete di tipo 1 e 2.

il gruppo ha così identificato tre loci contenenti CNV che ricorrono di frequente e sono anche associati a patologie comuni. Tuttavia, tutti e tre i loci erano stati identificati precedentemente cercando polimorfismi di singolo (SNP), ma si ritiene che nessuno di essi sia una variante funzionale: in altre parole è improbabile che contribuiscano all’insorgenza delle patologie.

“Sembra improbabile che CNV comuni rivestano un ruolo importante nella base genetica di patologie comuni, né con particolari CNV con un effetto intenso né con molti CNV ciascuno con un piccolo effetto”, ha concluso Matt Hurles del Wellcome Trust Sanger Institute, coautore dell’articolo apparso sulla rivista Nature. “Le conclusioni riguardano certamente le patologie studiate, ma potrebbero riguardare allo stesso modo anche altre patologie.”

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