Nuovi biomarcatori per una diagnosi tempestiva e precoce dell’osteoartrite
Due rapporti fra metaboliti sono stati associati alla patologia grazie a un nuovo test che permette di verificare in contemporanea da un singolo campione di sangue 163 parametri chimici
Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di genetica del King’s College di Londra, ha scoperto nuovi metodi per misurare marker biologici nel sangue per una potenziale diagnosi precoce dell’osteoartrite.Quest’ultima è una patologia che colpisce le articolazioni (con più frequenza ginocchia, anche e piccole articolazioni delle mani) ed è una delle forme di artrite più comuni nel mondo occidentale.
Il nuovo test messo a punto dagli studiosi, detto metabolomico, permette di verificare da un singolo campione di sangue ben 163 parametri biochimici nello stesso tempo. Si tratta di prodotti intermedi del metabolismo delle cellule umane e dei relativi rapporti tra metaboliti che sono un indice delle reazioni che avvengono nel corpo umano.
Il gruppo ha studiato in prima battuta un gruppo di 123 donne con osteoartrite a carico delle ginocchia e 299 donne sane del Twins UK Register, confrontando la differenze nei metaboliti e nei loro rapporti tra i due gruppi. È così risultato che 14 dei 26.000 rapporti fra metaboliti erano associati all’osteoartrite.
In seguito è stato verificato che questi segnali fossero replicati in un campione indipendente di 76 donne con artrite alle ginocchia e 100 donne sane. E due rapporti – valina/istidina e xleucina /istidina – sono stati confermati nel campione di replicazione.
Secondo Guangju Zhai, primo autore dell’articolo pubblicato sulla rivista Annals of Rheumatic Diseases: “La caratteristica essenziale dell’osteoartrite è il danno cartilagineo; la ricerca di biomarcatori che possano essere utilizzati per misurare gli effetti o la progressione di una patologia è un’area di grande interesse e di grandi potenzialità nella ricerca clinica. I due nuovi biomarker metabolici trovati con il nostro studio potrebbe indicare la degradazione della cartilagine e ora vogliamo studiare questi meccanismi in maggiore dettaglio.”