Zuccheri e radicali liberi: la pelle dei golosi invecchia prima
Un’alimentazione ricca di zuccheri favorisce l’aumento dei radicali liberi nei tessuti cutanei. E così chi mangia male rischia di ‘invecchiare’ prima. Meglio preferire la cucina a vapore e alimenti semplici, come pane, pasta o riso, meglio se integrali. Lo sostiene uno studio italiano presentato al Winter Academy of Dermatology and Oncology
La pelle dei golosi invecchia prima. Stavolta sul banco degli imputati finiscono torte, pasticcini e cibi cotti alle alte temperature: più se ne mangiano, più aumentano le rughe. Meglio andarci piano con fritture e ragù, magari prediligendo una sana cucina a vapore o alimenti semplici, come pane, pasta o riso, meglio se integrali. Tutto questo per colpa dei radicali liberi che, responsabile una dieta ricca di zuccheri composti, raddoppiano nel tessuto cutaneo. La conseguenza? La pelle perde elasticità e diventa più esposta al processo di invecchiamento che causa i tanto temuti solchi cutanei.
A rivelare i danni estetici che derivano da un’alimentazione “spensierata” è uno studio del Centro interuniversitario di Dermatologia biologica e psicosomatica di Firenze diretto da Torello Lotti, secondo cui ridurre della metà gli Age (Advanced glycosilated end products, complessi di zuccheri e proteine) dalla dieta migliora del 13 per cento i segni dell’invecchiamento cutaneo. Al contrario, per annullare questo beneficio, basta mandar giù un milione di unità Age al giorno. Praticamente, l’equivalente di una fetta di torta o di una coca cola “light”. Ma anche di 150 grammi di frittura o di una fiorentina (alla brace) da due etti e mezzo.
La ricerca, presentata al Winter Academy of Dermatology and Oncology che si conclude domenica 11 a Saint Moritz, è stata condotta su 120 soggetti distribuiti in fasce d’età (con una media di 45 anni) che hanno seguito diete a contenuto variabile di unità Age. Dai risultati è emerso che, rispettando alcune regole nell’alimentazione, non solo è possibile ridurre profondità e numero delle rughe, ma anche rendere meno visibili le macchie (discromie) cutanee e migliorare il tono della pelle. Ovviamente, gli effetti più evidenti si avranno su una cute non esposta al sole e nelle persone che osserveranno comunque un sano stile di vita, a partire dal fumo e dal consumo di alcol.
Tecnicamente gli Age, spiega Torello Lotti, che è anche il presidente della Società italiana di Dermatologia e malattie sessualmente trasmesse (Sidemast), “sono prodotti della glicazione, quella reazione chimica alla base dell’invecchiamento cutaneo che, assieme all’ossidazione, sembra coinvolta anche in malattie come diabete e aterosclerosi. Il meccanismo della glicazione induce gli zuccheri in circolo nel sangue a legarsi alle proteine formando delle tossine, gli Age appunto che introduciamo in grandi quantità quando mangiamo cibi ricchi di zuccheri raffinati, come quello bianco e i dolcificanti contenuti nelle bibite e nei dolci industriali o nei cibi cotti ad alte temperature (225 gradi)”.
A loro volta, gli Age introdotti attraverso la dieta, continua il docente, “si aggiungono a quelli che naturalmente produce il nostro organismo, innescando un effetto domino che porta ad accumularli nei tessuti, formando “ponti” molecolari fra le fibre di collagene ed elastina della pelle. Tutto questo danneggia le fibre dermiche e comporta la disorganizzazione del tessuto di sostegno cutaneo, che diventa più rigido e fragile”.
Parlare di menù antirughe? Può essere eccessivo, meglio rifarsi a una dieta da privilegiare: legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli), pesce azzurro (tonno, sgombro, sardine), verdure fresche (spinaci, broccoli e cavoli), agrumi, kiwi e frutti di bosco. Fondamentale l’idratazione: molta acqua e spremute (naturali e prive di zuccheri aggiunti).