Contro il diabete di tipo 1, insule pancreatiche incapsulate risultano risolutive
Piu’ vicina la cura contro il diabete di tipo 1: una cura che potrebbe liberare dalla dipendenza da insulina. Nel corso della conferenza stampa organizzata dal Consorzio Interuniversitario Trapianti d’Organo, i padri della trapiantologia italiana, i professori Raffaello Cortesini, fondatore del Consorzio, Carlo Umberto Casciani, commissario straordinario Agenzia Reg. Trapianti e Pasquale B. Berloco, attuale direttore del Consorzio, hanno fatto il punto sulla situazione della ricerca scientifica universitaria della nostra nazione. Straordinaria e’ stata la presentazione dei dati della ricerca dell’Universita’ degli Studi di Perugia che, attraverso il professor Riccardo Calafiore, ha annunciato che siamo nella giusta direzione verso la cura radicale e finale del diabete mellito di tipo I.
Calafiore ha affermato che i trapianti di insule di Langerhans, ossia un complesso cellulare pancreatico, iniziate a fine anni Ottanta sono stati affinati. “Ora siamo in grado, attraverso i metodi originali del nostro laboratorio, e dopo aver eseguito numerosi studi sia pre-clinici in modelli animali diabetici (roditori e mammiferi superiori), coronati da indiscusso successo, che in modo pilota a livello internazionale in pazienti con diabete mellito di tipo I, di utilizzare una tecnologia sofisticata per la produzione di micro-capsule, le quali, avvolgendo ciascuna insula, proteggono il trapianto-insula dal rigetto immunitario. Questa tecnica ha migliorato il controllo glicemico nei pazienti trattati e, transitoriamente, siamo riusciti a sospendere la terapia insulinica, senza somministrare al paziente farmaci immunosoppressori. Con l’aiuto di questi nuovi fondi saremo in grado di mettere in atto nei nostri laboratori la possibilita’ di indurre uno stato tollerogenico in grado di spezzare la distruzione autoimmunitaria perpetua delle cellule Beta. Impiegheremo cellule del Sertoli, uno stipite tessutale ricchissimo di fattori di crescita e immunomodulatori, originalmente situato nel testicolo, micro- incapsulate e trapiantate, negli studi gia’ effettuati, nel peritoneo di topi NOD con diabete manifesto. Il risultato e’ stato che l’80% di questi animali e’ stato guarito. Stiamo lavorando – annuncia l’esperto – per trasferire all’uomo questa importante scoperta scientifica delle universita’ pubbliche italiane. L’umilta’ della ricerca scientifica ci induce a parlare con cauto ottimismo, ma dobbiamo sentirci nella giusta direzione vero la cura radicale finale del T1DM, ovvero il diabete”.
AGI – salute