Quanto l’igiene orale condiziona la salute di cuore e arterie

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Uno studio ha riscontrato nei soggetti con una cattiva igiene orale elevati livelli di proteina C reattiva e di fibrinogeno, a conferma dello stato infiammatorio indotto sull’organismo dalle cattive abitudini di pulizia

Lavarsi poco e male i denti può predisporre a serie conseguenze per la salute, non solo per il cavo orale ma anche per l’apparato cardiovascolare. Da alcuni anni ormai è stato acclarato dalla ricerca come una cattiva igiene orale determini uno stato infiammatorio dell’organismo che a sua volta predispone alla formazione di placche aterosclerotiche all’interno dei vasi sanguigni.

Ora però la correlazione appare più precisa e circostanziata, grazie a uno studio pubblicato sulla versione online del British Medical Journal che ha evidenziato come la cattiva igiene orale sia associata a un rischio di patologie cardiovascolari aumentato del 70 per cento rispetto a chi si lava i denti due volte al giorno e si reca dal dentista per una visita due volte all’anno.

Il risultato è stato ottenuto da un gruppo di ricercatori guidato da Richard Watt dello University College di Londra che ha analizzato i dati raccolti nell’ambito di un ampio monitoraggio sanitario dei cittadini della Scottish Healthy Survey e relativi a 11.000 soggetti che hanno risposto a un questionario circa le proprie abitudini di vita.
Nel 62 per cento dei casi i partecipanti hanno riferito di effettuare una visita dentistica almeno una volta ogni sei mesi, mentre il 72 per cento del campione ha dichiarato di lavarsi i denti almeno due volte al giorno: per tutti questi soggetti il rischio cardiovascolare è rimasto generalmente contenuto.

Anche dopo le dovute correzioni dovute alla compresenza di fattori di rischio quali le condizioni generali di vita, il tabagismo, l’eccesso di peso e la familiarità per patologie dello stesso tipo, il sottogruppo con le abitudini peggiori per quanto riguarda pulizia del cavo orale e frequenza delle visite dentistiche ha mostrato invece un notevole aumento del rischio di eventi cardiovascolari.

A conferma delle ipotesi sull’eziologia dei problemi riscontrati, in quest’ultimo sottogruppo si è registrato un aumento dei livelli di proteina C reattiva e di fibrinogeno, considerati due marker infiammatori.

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