Risparmio nel medio - lungo termine con dispositivi ad alta tecnologia
RISPARMIO NEL MEDIO – LUNGO TERMINE CON DISPOSITIVI AD ALTA TECNOLOGIA
Con la centralizzazione degli acquisti dei dispositivi medici, prevista dalla finanziaria 2010, i cardiologi temono la “deriva” verso strumenti a basso costo e provenienza non garantita.
AIAC chiede che la scelta degli strumenti da impiantare sia condivisa e orientata non solo al risparmio immediato, ma soprattutto alle necessità del paziente e ai vantaggi che è possibile ottenere grazie alle nuove tecnologie
Milano, 31 maggio 2010– La proposta di centralizzazione degli acquisti, specialmente per quanto riguarda i dispositivi medici, prevista dalla manovra correttiva della finanziaria 2010 in tema di controllo della spesa sanitaria, rischia di portare ad una standardizzazione dell’offerta verso il basso con un peggioramento di qualità ed innovazione.
Questo in estrema sintesi il monito dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione – AIAC, che sottolinea con forza il criterio di appropriatezza terapeutica, cioè dell’efficacia dei dispositivi medici, in particolar modo quelli a tecnologia più elevata come nel caso della Cardiologia Interventistica, rispetto alle condizioni dei pazienti per i quali saranno impiegati.
I dispositivi medici non sono beni di largo consumo, ma prodotti innovativi dalle cui caratteristiche e modalità dipende la qualità delle prestazioni di assistenza sanitaria erogate ai cittadini. Esistono, per questo, Linee Guida ufficiali per la definizione delle procedure di acquisto dei dispositivi medici ad alta tecnologia, che basterebbe mettere in pratica per coniugare sostenibilità, qualità ed accesso.
“E’ bene ricordare che i dispositivi cardiaci impiantabili sono sistemi salvavita che hanno notevolmente allungato l’aspettativa di vita e la qualità della stessa di moltissimi pazienti – dichiara Maria Grazia Bongiorni,presidente AIAC –Ogni paziente è diverso da un altro per caratteristiche e patologie concomitanti: la scelta del dispositivo da impiegare non può non tenerne conto. Esistono numerosi modelli di defibrillatori e pacemaker, per questo è tecnicamente possibile trovare l’apparecchio giusto per ogni singolo caso – continua Maria Grazia Bongiorni – È un diritto del paziente ricevere il dispositivo più adatto ed è dovere del medico indicare quale sia la risposta più corretta al fabbisogno clinico di ciascun. Le prestazioni erogate con le alte tecnologie e l&rs quo;accesso alle cure dei pazienti che ne necessitano non generano un incremento della spesa sanitaria. L’evidenza scientifica e la pratica medica ci confermano che con l’innovazione si ottengono riduzione di ricoveri, di recidive, mortalità, che nel medio-lungo termine generano un notevole risparmio per il sistema, con un forte impatto etico e sociale. Per questo motivo occorre investire in alte tecnologie”.
Certamente anche AIAC vuolepiena trasparenza ed evidenza delle differenziazioni non solo dei prezzi ma anche dei servizi e dei supporti tecnici associati ai prodotti, spesso irrinunciabili. Per questo supporta l’istituzione di osservatori degli acquisti che possano servire in modo ottimale allo scopo: con una base dati di questo tipo sarà evidente che competizione, servizi e innovazione concorrano per determinare un dato prezzo per uno specifico modello di dispositivo, che con il tempo tenderà ad abbassarsi, considerando che il settore è caratterizzato da forte dinamismo nell’ innovazione e nell’offerta.
“Dal nostro punto di vista – aggiunge Maria Grazia Bongiorni– i veri e più preoccupanti problemi sono altri. Non tutti i pazienti indicati ricevono un dispositivo che potrebbe salvargli la vita o comunque migliorarla notevolmente per qualità e aspettativa. Chiediamo, quindi, attenzione ed interesse verso questi problemi che affliggono oggi la vita quotidiana di molti pazienti che non ricevono il giusto trattamento.”
Quando si parla di costi e investimenti legati al comparto dei dispositivi medici si deve ricordare che, a fronte di un esborso iniziale per il singolo impianto, si assiste ad un risparmio nel medio-lungo termine, sommando riduzione di ricoveri, minori recidive, abbattimento della mortalità. Si ricorda, inoltre, che un Pace Maker, ad esempio, ha oggi una durata di oltre 10 anni, con un relativo costo giornaliero di terapia che va da 25 centesimi ad 1,00 euro in relazione alla tipologia ed alle caratteristiche tecniche.
In Italia le patologie aritmiche colpiscono circa 600.000 italiani e le alterazioni gravi del ritmo cardiaco riguardano 250.000 persone, provocando la morte di circa 60.000 pazienti ogni anno.
Secondo le linee guida, in Italia i pazienti a rischio di aritmie mortali con indicazione all’impianto di dispositivi cardiaci sarebbero ogni anno circa 350.000. Nonostante ciò nel 2009 sono stati solo 90.000 i pazienti impiantati. Si stima, inoltre, che per almeno la metà di questi sarebbe indicato un dispositivo con un più alto grado di innovazione tecnologica.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
AIAC – Dott.ssa Maria Grazia Bongiorni
Tel 330 566116
Segreteria AIAC – 06 42020412
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