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L’uso di minuscole particelle di materiale genetico per interferire con i meccanismi di replicazione del letale virus Zaire Ebola (ZEBOV) si è dimostrato efficace nel proteggere alcune scimmie dal contagio della febbre emorragica in uno studio i cui risultati sono ora pubblicati sulla rivista Lancet.

Sebbene siano necessari ulteriori studi sul modello animale per definire tossicità e dosaggio del nuovo preparato, gli studiosi sono fiduciosi che la tecnica possa un giorno essere applicata anche all’uomo.

Sebbene altri vaccini in passato si siano mostrati efficaci nel proteggere le scimmie dal virus, è la prima volta che si dimostra questa possibilità dopo che l’infezione è avvenuta.

La ricerca si è focalizzata su alcune molecole siRNA che hanno come bersaglio la proteina L, essenziale per la replicazione di ZEBOV. I ricercatori hanno utilizzato una tecnica innovativa di somministrazione delle siRNA mediante particelle di lipidi e acidi nucleici.

Nella corso della sperimentazione, il preparato è stato somministrato per via endovenosa a un gruppo di tre macachi 30 minuti dopo l’infezione con ZEBOV e con tre successive dosi somministrate, rispettivamente, 1, 3 e 5 giorni dopo. Un secondo gruppo di quattro macachi ha subito la somministrazione di 6 dosi intervallate di un giorno.

Nel primo gruppo sono sopravvissuti due animali su tre, nel secondo gruppo invece sono sopravvissute tutte le scimmie. A conferma dell’efficacia del secondo trattamento, sono stati registrati più lievi variazioni degli enzimi epatici in risposta all’infezione virale.

Secondo gli autori, “i risultati ottenuti rappresentano un sostanziale progresso verso il trattamento delle infezioni da ZEBOV in primati non umani rispetto ai precedenti studi. Per arrivare all’approvazione dell’uso umano, come previsto dalle regole della Food and Drug Administration e dei Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, occorrerà effettuare nuovi studi in porcellini d’India e primati non umani. Oltre a ciò, occorreranno altri studi per verificare la non tossicità e l’efficacia del vaccino in primati non umani non infettati dal virus”

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