Diabete: le beta-cellule del pancreas che provengono dai nostri occhi


“Utilizziamo una particolare popolazione di cellule staminali adulte che si trova nel limbus, una zona dell’occhio fra congiuntiva e cornea – spiega Carla Giordano – L’area e’ facilmente accessibile con un piccolo intervento oculistico, per cui queste cellule possono essere facilmente prelevate dal paziente stesso. Abbiamo verificato che le staminali del limbus hanno una notevole capacita’ di crescita in vitro, per cui rappresentano una buona sorgente da cui ottenere beta-cellule. Inoltre, le cellule limbali non creano i problemi etici e tecnici relativi all’uso di staminali embrionali. Le cellule del limbus sono anche poco immunogeniche: questo rappresenta un notevole vantaggio perche’ se, in futuro, si dovesse confermare la possibilita’ di trapiantare le beta-cellule cosi’ ottenute nei pazienti avremo un bassissimo rischio di rigetto”. Gli studi sulle cellule staminali per la produzione di beta-cellule prendono le mosse dalla constatazione della difficolta’ al largo impiego dei trapianti di isole pancreatiche. Da qui l’idea di cercare fonti alternative di beta-cellule. Per il momento le uniche esperienze su pazienti diabetici sono relative all’impiego del trapianto autologo non mieloablativo di cellule staminali: in Brasile, in uno studio pilota, sono state prelevate dal midollo osseo cellule staminali, a pazienti diabetici di tipo 1, successivamente trattati per azzerare il midollo osseo; infine gli stessi soggetti hanno ricevuto le proprie cellule midollari prelevate in precedenza. Sebbene lo studio non abbia incluso un gruppo di controllo, alcuni pazienti non hanno avuto bisogno di terapia insulinica per un periodo medio di 31 mesi. “Il procedimento pare che possa portare alle beta-cellule dell’organismo del paziente una sorta di messaggio di rigenerazione: le cellule cioe’ “reimparano” a produrre insulina – chiarisce Giordano – Si tratta pero’ di esperienze isolate, con risultati ancora in corso di valutazione, attraverso un metodo indubbiamente pesante per il paziente”.
AGI – Salute