Il TSO ospedaliero per contrastare efficacemente la depressione post partum
Per far fronte ai casi italiani di infanticidio, l’ultimo dei quali a Passo Corese (Ri), la Sigo (Societa’ Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e l’Associazione Strade Onlus propongono di applicare la procedura del Tso (Trattamento Sanitario Obbligatorio) extraospedaliero nei casi gravi di depressione post partum. Una istanza è stata presentata ieri al ministro della Salute Ferruccio Fazio per un intervento, imposto, che potrebbe rendersi necessario per almeno mille donne ogni 12 mesi, secondo quanto stima Strade Onlus. La procedura auspicata dai ginecologi e specialisti in ostetricia, insieme al presidente di Strade Onlus Antonio Picano, consentirebbe, nei casi gravi di depressione post partum, di adottare limitazioni della liberta’ personale ‘per ragioni di cura, all’interno dell’abitazione’ della puerpera. La proposta prevede che un’equipe specializzata si occupi, 24 ore su 24, delle donne con comportamenti omicida, tutelando cosi’ sia la madre che il figlio. ‘Bisogna cogliere per tempo i campanelli d’allarme’ afferma il presidente della Sigo Giorgio Vittori nel sottolineare che proprio i ginecologi possono essere ‘importanti sentinelle’.
Secondo Picano, i segnali di depressione grave possono emergere gia’ nel periodo di gravidanza e secondo la lettura scientifica colpisce circa il 10% delle donne, da 50.000 a 75.000 neomamme l’anno nel nostro Paese, con un costo sociale valutato in circa 500 milioni di euro in 12 mesi. I campanelli d’allarme che devono indurre la donna a ricorrere ad uno psichiatra sono: episodi di ansia e depressione durante la gravidanza, o una storia personale o familiare di depressione, precedenti casi di depressione post partum (78%), isolamento o condizionamenti socioeconomiche svantaggiate (63%) e problemi con il partner (58%).