Ancestrali tracce di genoma virale ci proteggono dalle infezioni

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La scoperta è inaspettata perché appartengono a virus che, a differenza dei retrovirus, normalmente non inseriscono il proprio materiale genetico nel genoma dell’ospite

Il genoma dell’uomo e di altri vertebrati contiene molte sequenze di antichi virus appartenenti alle famiglie dei virus di Ebola e di Borna, che sono all’origine di patologie altamente letali. La scoperta, illustrata in un articolo pubblicato sulla rivista on line ad accesso pubblico PLoS Pathogens, è alquanto inaspettata perché, a differenza di quanto fanno i retrovirus, questi virus durante la replicazione non inseriscono il proprio materiale genetico nel genoma dell’ospite.

“E’ stata una sorpresa. La scoperta ci dice che la fonte del nostro materiale genetico è molto più ampia di quanto si pensasse”, ha osservato Anna Marie Skalka, che ha diretto lo studio.

Il gruppo di ricerca ha confrontato 5666 geni virali di tutte le famiglie non retrovirali note con genomi a singolo filamento con i genomi di 48 specie di vertebrati, incluso l’uomo, scoprendo 80 distinte integrazioni di sequenze virali in 19 specie di vertebrati. Quasi tutte queste sequenze virali derivavano da antichi “parenti” di due sole famiglie, quella dei virus di Ebola/Marburg e quella dei Bornavirus, che provocano entrambe febbre emorragica o patologie neurologiche.

“Si tratta di virus a RNA che replicano il proprio RNA ma che a quanto si sa non producono mai DNA. Di fatto non si conoscono i meccanismi con cui possono integrare il loro materiale genetico nel DNA dell’ospite. Tanto più che alcuni di essi non entrano neppure nel nucleo della cellula quando si replicano.”

Il fatto che le sequenze – alcune delle quali sono state integrate nel genoma delle specie ospiti oltre 40 milioni di anni fa – si siano ampiamente conservate nel corso dell’evoluzione fa ipotizzare che in qualche modo esse possano avere conferito un vantaggio evolutivo, forse proteggendo l’ospite da successive infezioni da virus di quelle stesse famiglie virali. Lo studio mostra che l’integrazione di antiche sequenze virali è stato probabilmente mediato da elementi mobili, o LINE, che abbondano nel genoma dei mammiferi.

“In un certo senso, si potrebbe è pensare a queste integrazioni come a una sorta di veccinazione genomica”, ha detto la Skalka.

La dimostrazione conclusiva che le sequenze biologiche virali hanno una funzione biologica richiederà ancora una serie di ricerche, ma i biologi osservano che l’espressione di alcune di esse è stata già rilevata nell’uomo, dando un primo sostegno all’ipotesi.

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