Astrociti al comando delle funzioni respiratorie: l’importanza della scoperta

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Il risultato potrebbe essere di grande rilevanza per comprendere le cause di devastanti patologie associate al respiro, compresa la cosiddetta sindrome della “morte in culla”

Gli astrociti – le cellule nervose dalla caratteristica forma a stella – fino a poco tempo fa venivano considerati semplicemente come una sorta di colla in grado di tenere insieme i neuroni. Invece, come illustrato in un nuovo articolo pubblicato su Science Express, essi hanno un ruolo cruciale nella regolazione della respirazione.

Il risultato getta una nuova luce sull’organizzazione del cervello che potrebbe essere di grande rilevanza per comprendere le cause di devastanti patologie associate al respiro, come quelle, per esempio, che portano alla cosiddetta sindrome della morte in culla.

I ricercatori del Università della California a Los Angeles e dell’Università di Bristol hanno infatti dimostrato come gli astrociti siano in grado di percepire i livelli di biossido di carbonio nel sangue e di attivare – mediante il “messaggero chimico” ATP – le reti neurali che sovraintendono alla respirazione per incrementare la respirazione rispetto al metabolismo e all’attività del momento e diminuire la concentrazione di CO2 nel sangue.

“Questa ricerca identifica gli astrociti come elementi cruciali dei circuiti cerebrali che controllano funzioni vitali fondamentali per la vita, come la respirazione, e indicano che essi sono in effetti le ‘stelle’ del cervello”, ha spiegato Alexander Gourine del Dipartimento di neuroscienze, fisiologia e farmacologia dell’UCL. “Questa informazione scientifica di base dev’essere utilizzata rapidamente per determinare se le disfunzioni gliali contribuiscano a gravi patologie del controllo centralizzato della respirazione come la sindrome della morte improvvisa nei neonati o nella sindrome da ipoventilazione alveolare primitiva. Se questa ipotesi è corretta, gli astrociti possono essere considerati possibili bersagli terapeutici per prevenire i deficit respiratori.”

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