Danni al cuore post-infarto: usate con successo piccole impalcature popolate di staminali

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Si sono rilevati significativi miglioramenti in ratti con impianto di cellule staminali modificate per sovraprodurre specifiche citochine, associate a sostegno poliuretanico

L’impianto di minuscole strutture plastiche rivestite di cellule staminali ingegnerizzate ha dimostrato di poter ridurre il danno d’organo e di portare a un ripristino della funzionalità cardiaca dopo un infarto: è questo il risultato di uno studio sul modello animale presentato nell’ambito delle Sessioni scientifiche Technological and Conceptual Advances in Cardiovascular Disease dell’American Heart Association.

Lo studio era stato ideato per determinare il possibile ruolo delle citochine nei processi che seguono un infarto, come ha avuto modo di spiegare Matthias Siepe, primo autore dello studio, professore associato del Dipartimento di chirurgia cardiovascolare della Clinica universitaria di Friburgo, in Germania.

I ricercatori hanno impiantato sottili strutture di poliuretano associate a cellule staminali geneticamente ingegnerizzate in 50 ratti, suddivisi in cinque gruppi. I primi tre hanno ricevuto cellule con iperproduzione di citochine diverse, rispettivamente: il fattore di crescita degli epatociti (HGF), il fattore 1 derivato dalle cellule stromali (SDF-1) o infine il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF). Ai due gruppi rimanenti sono stati somministrati un gene chiamato Akt1 associato a diversi cammini biochimici delle citochine e strutture poliuretaniche con cellule staminali non modificate.

Altri cinque gruppi, infine, hanno ricevuto gli stessi tipi di cellule staminali modificate o non modificate ma senza sostegno plastico. Un undicesimo gruppo, che fungeva da controllo, ha subito infine un’operazione simulata, cioè simile nella procedura ma senza elemento terepeutico.

Durante le sei settimane di osservazione, i ricercatori hanno riscontrato significativi miglioramenti nella funzionalità della pressione sanguigna dei ratti con impianto di cellule staminali modificate per sovraprodurre Akt1, SDF-1 e HGF associate a sostegno poliuretanico. Nel caso delle cellule modificate per produrre VEGFsu sostegno poliuretanico non si è evidenziato alcun cambiamento funzionale.

In confronto, si è verificata una diminuzione della corretta risposta pressoria nel gruppo di controllo che ha subito le procedure simulate.

Infine, l’emodinamica è risultata stabile in ratti che hanno ricevuto strutture plastiche senza cellule staminali; due terapie – quella per la sovraproduzione di SDF-1 e di Akt1 – hanno dimostrato di poter limitare il danno cardiaco dovuto all’infarto.

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