Studio su cellule fin’ora ignorate alle origini del carcinoma prostatico

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Il trasferimento di tre geni che promuovono il tumore in cellule della ghiandola ha dimostrato come anche dalla cellule basali possa svilupparsi un carcinoma simile a quello umano

Un tipo di cellule della prostata finora in gran parte ignorate dalla ricerca biomedica può in effetti scatenare lo sviluppo del carcinoma prostatico, stando ai risultati di uno studio svoltosi presso l’Howard Hughes Medical Institute (HHMI).

La ghiandola prostatica è costituita da una fitta rete di piccoli tubuli: le cellule luminali che rivestono la parete interna dei tuboli e producono il fluido spermatico mentre le cellule basali costruiscono lo strato esterno, o base, dei tubuli.

Per lungo tempo si è ritenuto che le cellule luminali dessero origine al carcinoma prostatico, poiché le cellule tumorali hanno la stessa larghezza e la stessa forma colonnare delle cellule luminali quando osservate al microscopio.

Precedenti ricerche dello stesso laboratorio di Owen Witte, che ha diretto lo studio, hanno mostrato come nei topi le cellule basali e non quelle luminali potessero acquisire il danno genetico che dà poi origine al tumore. Per estendere i risultati agli esseri umani, Witte e colleghi hanno sviluppato nuove tecniche per studiare il tessuto prostatico umano identificando anche una serie di marker della superficie cellulare che consentono di distinguere le cellule luminali da quelle basali.

Studiando poi campioni di tessuto umano hanno provato a introdurre tre geni noti per la loro capacità di promuovere il cancro – AKT, ERG, e AR – sia nelle cellule luminali sian in quelle basali.

Dopo 16 settimane, nessuna delle cellule luminali appariva trasformata, mentre nel caso delle basali si potevano osservare tre stadi di mutazione che preludono allo sviluppo del tumore maligno.

“Nel nostro modello sperimentale, le cellule basali mostrano la capacità di dare origine alla patologia così come la osserviamo nell’essere umano”, spiegano gli autori dell’articolo apparso sualla rivista Science. “Siamo molto fiduciosi di aver riprodotto qualcosa di molto simile al tumore prostatico umano: le cellule basali possono essere anch’esse l’origine della neoplasia.”

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