Malattie cardiovascolari prima causa di decessi: otto su dieci evitabili
Roma, 28 ago. – Sono la prima causa di morte nel mondo e, entro il 2030, quasi 23,6 milioni di persone moriranno per causa loro. Sono le malattie cardiovascolari e, tra tutte, soprattutto le patologie cardiache e gli ictus primeggiano tra le cause di decesso. Eppure, ben l’80% delle morti premature causate dalle patologie cardiovascolari potrebbe essere evitato controllando i principali fattori di rischio e cioè soprattutto fumo, alimentazione e attività fisica. E’ il quadro delineato a Stoccolma dai 27mila cardiologi riuniti per il congresso annuale della European Society of Cardiology (Esc). Secondo gli ultimi dati, si stima che circa 17,1 milioni di persone siano morte per queste patologie nel 2004, cioè il 29% di tutti i decessi a livello mondiale. Di questi decessi, si calcola che 7,2 milioni siano imputabili a malattia coronarica (soprattutto infarto) e 5,7 milioni a ictus cerebrale. Le malattie cardiovascolari colpiscono soprattutto i Paesi a basso e medio reddito dove si registra l’82% delle morti per queste patologie, senza differenze significative di tassi tra uomini e donne, L’incremento percentuale maggiore si verificherà nei paesi del Mediterraneo orientale, mentre il maggiore incremento del numero di decessi è previsto nel Sud-Est Asiatico.
Guardando all’Europa, ogni anno le malattie cardiovascolari provocano più di 4,3 milioni di morti in Europa (regione Oms che comprende 53 Paesi) e più di 2 milioni di decessi nell’Unione europea a 27 Paesi e sono causa di quasi la metà di tutti i decessi in Europa (48%) e nella UE (42%). Le più colpite sono le donne, per le quali sono la causa principale di morte. Nei paesi europei vi sono però notevoli differenze di mortalità per malattie cardiovascolari. Ad esempio i tassi di mortalità in Ungheria sono per le donne 9 volte e per gli uomini 6 volte superiori a quelli corrispondenti della Francia. Il tasso di mortalità da ictus negli uomini in Estonia (41 decessi ogni 100.000 abitanti) è più di 10 volte superiore all’Islanda (4/100.000), 3 volte superiore per le donne estoni sempre rispetto alle finlandesi. Il grafico delle differenze per Paesi è rappresentato dalle figure seguenti (European Heart Network 2008). Per quanto riguarda i costi economici, le malattie cardiovascolari sono costate all’Europa nel 2006 circa 192 miliardi di euro, imputabili per il 57% (circa 110 miliardi) a oneri sanitari, per il 21% alla produttività persa e per il 22% ad altri costi (82 miliardi). Le spese sanitarie dirette ammontano a 223 euro all’anno pro capite: sono le malattie che hanno i costi economici, oltre che umani, più elevati d’Europa.(Apcom)