Relaxina: l’ormone delle neo-mamme protegge il cuore
Un ormone prodotto durante la gravidanza potrebbe candidarsi a cura per i pazienti con insufficienza cardiaca. La sperimentazione arriva da uno studio internazionale coordinato, assieme al professor John Teerlink dell’Università di San Francisco, da Marco Metra e dal professor Livio Dei Cas, Direttore del Dipartimento di Cardiologia dell’Università di Brescia. La sostanza si chiama relaxina e, come il nome suggerisce, si tratta di un ormone che ‘rilassa’ le pareti dei vasi sanguigni e protegge i tessuti, determinando l’aumento della portata cardiaca ed il miglioramento del flusso sanguigno necessari alla prosecuzione della gravidanza ed a sostenere le maggiori richieste dovute al nascituro.
“La relaxina favorisce il rilascio d’ossido nitrico ed antagonizza gli effetti dell’endotelina determinando vasodilatazione periferica – spiega Metra -, miglioramento della portata cardiaca e della funzione renale. Ha anche un’azione antifibrotica potenzialmente favorevole a lungo termine sulla funzione cardiaca”. Di qui l’idea dei ricercatori di utilizzare la versione sintetica della relaxina per aiutare i pazienti con scompenso cardiaco grave.
“L’insufficienza cardiaca acuta è la prima causa di ospedalizzazione per i pazienti con più di 65 anni – continua lo specialista -, e si manifesta con una sensazione di mancanza d’aria, la dispnea, dovuta ad ‘accumulo di liquido nei polmoni, l’edema polmonare, che rende difficile la respirazione”. Questa condizione, oltre ad essere estremamente grave per la sua urgenza e la gravità dei sintomi. In uno studio precedente pubblicato nel 2009 su Lancet, Teerlink, Metra e collaboratori hanno somministrato a 223 pazienti relaxina, a 4 diverse dosi, oppure placebo, osservando un miglioramento più rapido e persistente dei sintomi (dispnea) nei pazienti trattati con relaxina, rispetto al placebo. Questo miglioramento si correlava anche ad un decorso più favorevole sia intraospedaliero che nei mesi successivi. “Adesso ha preso il via uno studio di fase III – dice Metra – che coinvolgerà 800 pazienti per verificare gli effetti del farmaco sui sintomi e la prognosi dei pazienti. La conclusione di questo studio – aggiunge – è prevista per il primo semestre del 2011”. (ASCA)