Epatite C: prenderla in tempo vuol dire debellare l’infezione nel 60 percento dei casi
Una terapia in grado di sconfiggere l’epatite C, portando a una completa guarigione in oltre il 60% dei casi. Questa malattia, riconosciuta pochi mesi fa dall’Organizzazione mondiale della sanita’ come un’emergenza sanitaria globale, colpisce circa 180 milioni di persone nel mondo e oltre un milione in Italia. Questa mattina, al Circolo della stampa di Milano, e’ stata presentata una nuova terapia a base di peginterferone alfa-2a e rivabirina, in grado di sconfiggere l’epatite C, portando a una completa guarigione in oltre il 60% dei casi. Se si interviene nei primi stadi dell’infezione, quindi, il virus si puo’ eliminare completamente. “Diagnosticare l’infezione nei primi stadi – sottolinea Massimo Colombo, ordinario di Gastroenterologia dell’Universita’ degli Studi di Milano – e’ un fattore chiave per contrastare la progressione della malattia e le sue gravi conseguenze”.
L’introduzione della procedura di peghilazione ramificata, alla base della molecola di peginterferone alfa-2a, ha migliorato l’efficacia del trattamento antivirale e ha permesso di ridurre la somministrazione del farmaco ad una sola volta alla settimana con una dose di 180 mg. Gli interferoni (IFN) sono una classe di proteine prodotte dalle cellule del sistema immunitario (globuli bianchi, fibroblasti) in risposta all’attacco di agenti esterni come virus, batteri, parassiti e cellule tumorali. In pratica, spiega Colombo, “si inietta un interferone peghilato sotto cute, coniugato con una sostanza chimica inerte, e si irrobustisce la sua azione con un farmaco in compresse, Rivabirina”. Se non curata in tempo, l’epatite C puo’ evolvere in cirrosi epatica e tumore al fegato. Circa l’80% delle infezioni da virus HCV diventano croniche e sono responsabili in Europa e Asia del 40% dei casi di cirrosi, del 60% dei casi di epatocarcinoma (tumore del fegato) e del 30% dei trapianti di fegato. “In Europa – dichiara Patrick Marcellin, professore di Epatologia all’Universita’ di Parigi – il numero di infezioni e’ maggiore nei Paesi orientali rispetto agli occidentali. Ogni anno si contano 13 casi sintomatici ogni 100mila persone e a questi vanno aggiunte le infezioni ‘sommerse’, che non vengono diagnosticate perche’ rimangono silenziose e non manifestano sintomi evidenti”. In Italia ci sono circa 10mila casi di tumore al fegato ogni anno e il 60% dei pazienti presenta l’infezione da HCV. Un dato preoccupante se si considera che molte delle persone che hanno contratto il virus non si accorgono di avere l’epatite C per molti anni dopo l’infezione. In molti casi la diagnosi avviene addirittura 20 anni dopo aver contratto il virus.