Morbo di Lou Gehrig: nuovo fattore genetico di rischio


La SLA è una delle più comuni malattie neuromuscolari nel mondo e colpisce persone di tutte le razze e di tutti i gruppi etnici. Gli esperti dicono che la SLA colpisce ogni anno circa 1 o 2 persone ogni 100.000. Generalmente la malattia colpisce individui tra i 40 e i 60 anni, ma anche persone più giovani o più anziane la possono sviluppare.
La SLA di norma si sviluppa in modo rapido ed è sempre letale; essa attacca le cellule nervose che controllano i muscoli volontari, questi ultimi si indeboliscono gradualmente e poi deperiscono. Alla fine il cervello non riesce più a controllare i movimenti volontari e quando smettono di funzionare i muscoli del diaframma e della parete toracica, i malati non sono più in grado di respirare senza ventilazione assistita.
Qualsiasi progresso nella comprensione di questa devastante malattia, per la quale non c’è ancora nessuna cura, è ovviamente benvenuto e gli scienziati guidati dal dott. Aaron Gitler della Penn’s School of Medicine, ritengono di aver raggiunto proprio questo obiettivo.
Utilizzando come modelli il lievito e i moscerini della frutta prima di procedere con lo screening del DNA (acido deossiribonucleico) umano, il team ha dimostrato che le mutazioni nel gene dell’atassina 2 rappresentano un fattore genetico che contribuisce alla malattia. In particolare, lo studio ha inoltre mostrato che le ripetizioni di una sequenza dell’amminoacido glutammina nell’atassina 2 (dette espansioni) erano associate a un maggiore rischio di SLA, con una frequenza del 4,7 % dei casi di SLA esaminati.
I ricercatori affermano che la “identificazione di interazioni patologiche tra l’atassina 2 e la TDP-43, un’altra proteina associata alla SLA, assieme alla forte associazione genetica delle espansioni di glutammina nell’atassina 2 e la SLA, dovrebbero favorire la messa a punto di biomarcatori e consentire lo sviluppo di nuove terapie per questa malattia”.
Il team ha iniziato identificando i geni che potrebbero sopprimere o aumentare la tossicità della TDP-43 nel lievito. Tra i geni che modificano la tossicità vi è l’equivalente dell’atassina 2 nel lievito. In seguito essi hanno trasferito i geni al moscerino della frutta per valutarne gli effetti e le loro interazioni nel sistema nervoso.
I risultati hanno indicato un collegamento tra le proteine e la malattia. Ad esempio, quando i ricercatori hanno diretto un’espressione della TDP-43 verso l’occhio del moscerino, ha avuto inizio una degenerazione progressiva legata all’età, e quando è stata diretta verso i motoneuroni, i moscerini hanno sofferto una progressiva perdita di motilità.
Più alti i livelli di atassina 2, maggiore la tossicità della TDP-43 e peggiore la degenerazione. “Poiché la riduzione dei livelli di atassina 2 nel lievito e nei moscerini ha permesso di prevenire alcuni degli effetti tossici della TDP-43, noi riteniamo che questo potrebbe essere un nuovo bersaglio terapeutico per la SLA”, ha detto il dott. Gitler.
I ricercatori hanno ampliato queste scoperte per determinare se la atassina 2 mostrava delle alterazioni che indicassero una associazione con la SLA. Si è così scoperto che la atassina 2 appariva alterata nei neuroni del midollo spinale di malati di SLA. In seguito hanno effettuato l’analisi del tipo di mutazione che si trova nella atassina 2 nell’altra malattia, ovvero la atassia spinocerebellare 2 (o SCA2, un’altra espansione di glutammina), e hanno mostrato un collegamento tra le ripetizioni di espansioni di atassina 2 e il rischio di SLA.
“Ci sono stati precedenti indizi di similitudini tra la SLA e la SCA2”, ha sottolineato Michael Hart, un dottorando della Penn nel laboratorio di Gitler e co-autore dello studio. “Le nostre scoperte suggeriscono una spiegazione molecolare a queste similitudini e aumentano le possibilità che le cure per una delle malattie possano essere efficaci anche per l’altra”.
Per maggiori informazioni, visitare:
University of Pennsylvania:
http://www.upenn.edu/
Nature:
http://www.nature.com/