aptamer

Una volta implementato nella pratica clinica il nuovo test su campioni di sangue, si potrebbe arrivare alla diagnosi precoce e a un più efficace trattamento terapeutico

Utilizzando una nuova tecnica proteomica basata su aptameri, i ricercatori della società Somalogic Inc guidati da Rachel Ostroff hanno individuato alcuni marcatori biologici per due forme neoplastiche molto aggressive, il tumore del pancreas e il mesotelioma, nelle loro fasi iniziali di sviluppo.

Questa tecnologia, una volta implementata nella pratica clinica, permetterebbe una diagnosi precoce e consentirebbe una più agevole ricerca dei possibili target terapeutici.

“Attualmente queste forme tumorali vengono rivelate in uno stadio avanzato, quando le possibilità di cura sono minime”, ha spiegato Ostroff nel corso dell’AACR International Conference on Molecular Diagnostics in Cancer Therapeutic Development. “La loro individuazione in una fase iniziale è una premessa fondamentale per avere un trattamento precoce in grado di aumentare sia la sopravvivenza sia la qualità della vita dei pazienti”.

Scoperti circa 20 anni fa, gli aptameri sono acidi nucleici che si legano a specifiche proteine. La ricerca di SomaLogic ha sviluppato negli anni una nuova generazione di aptameri denominati SOMAmers (Slow Off-rate Modified Aptamers) caratterizzati da un’affinità e una specificità superiori alla norma. I SOMAmers permettono l’identificazione e la quantificazione simultanea di proteine target in campioni biologici complessi.

Nel corso di quest’ultimo studio, l’obiettivo era di determinare se la tecnologia proteomica potesse permettere d’identificare biomarcatori ematici per tumori pancreatici o mesoteliomi – tumori del polmone dovuti all’esposizione all’asbesto che causano ogni anno 15.000-20.000 vittime nel mondo – in soggetti con diagnosi di cancro ma non ancora trattati. I soggetti compresi nel gruppo di controllo avevano invece patologie benigne con sintomi simili (pancreatiti o fibrosi polmonari).

Grazie alle analisi dei campioni di sangue, per entrambi i tumori i ricercatori hanno scoperto biomarker che costituiscono una “firma” di alta accuratezza diagnostica. Gli stessi parametri hanno dimostrato anche un’alta specificità, ovvero un basso rischio di falsi positivi al test.

“Gli studi di validazione della metodica sono tutt’ora in corso ma speriamo che presto si traducano in vantaggi tangibili per i pazienti”, ha concluso Ostroff.

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