Tenere il cervello allenato allontana l’Alzheimer negli anziani, ma se comparso, velocizza il decorso

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I test hanno  che il tasso di declino cognitivo nelle persone senza danni apprezzabili iniziali veniva ridotto del 52 per cento. Nelle persone affette da Alzheimer, per contro, il tasso di declino nell’arco di un anno è incrementato del 42 per cento

Le attività in grado di stimolare l’attività mentale – come le parole crociate o la lettura – possono sì rallentare il declino delle capacità attenzionali e di pensiero ma possono anche accelerare la progressione della demenza una volta che sia stata formulata la diagnosi di Alzheimer.

È questa la sorprendente conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista Neurology organo ufficiale dell’American Academy of Neurology a firma di Robert S. Wilson, e colleghi del Rush University Medical Center in Chicago.

“I nostri risultati – ha commentato Wilson – indicano che il beneficio iniziale, che consiste nel ritardare l’insorgenza della demenza, viene pagato con una sua rapida progressione successivamente. Ma la questione fondamentale è: perché ciò accade?”

Nel corso dello studio, i ricercatori hanno valutato l’attività mentale di 1157 persone oltre i 65 anni di età che inizialmente non mostravano segni di demenza. A tutti sono stati somministrati questionari al fine di stimare la quantità di tempo che essi dedicavano mediamente ad attività come ascoltare la radio o vedere la televisione, cimentarsi in un gioco, leggere un libro o visitare un museo.

Durante i sei anni successivi, lo studio ha riscontrato che il tasso di declino cognitivo nelle persone senza danni apprezzabili iniziali veniva ridotto del 52 per cento, indipendentemente dal livello iniziale della scala cognitiva utilizzata. Nel caso delle persone affette da Alzheimer, per contro, il tasso di declino nell’arco di un anno è incrementato del 42 per cento.

Secondo l’ipotesi di Wilson, le attività mentalmente stimolanti possono in qualche modo migliorare l’abilità del cervello di funzionare in modo relativamente normale nonostante le lesioni che sono associate alla demenza. Tuttavia, le persone che hanno uno stile di vita con un maggiore tasso di attività mentale hanno una maggiore probabilità di essere colpite da trasformazioni cerebrali, con il risultato di un’accelerazione del declino mentale una volta che la demenza è presente.

In conclusione, secondo lo studioso, l’abitudine a una ricca attività mentale riduce il tempo che un soggetto trascorre in uno stato di demenza, prima ritardando questa condizione, poi accelerandone la progressione.

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