Congresso SIN: LA SIN prende posizione rispetto alla procedura Zamboni

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SIN

Catania, 27 ottobre 2010 – Si è tenuta a Catania, dal 23 al 27 ottobre, la 41ma edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia (SIN), appuntamento annuale che ha visto quest’anno la partecipazione di oltre 2000 neurologi, con più di 300 comunicazioni orali, 900 poster e diversi simposi che hanno fatto il punto su molti aspetti delle più importanti malattie del cervello, dei nervi e dei muscoli, con l’obiettivo di accrescere la conoscenza di queste malattie e dei progressi della ricerca, favorendo una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica in termini di riconoscimento dei sintomi e di prevenzione.

Le malattie neurologiche sono ai primi posti nell’interesse del mondo medico-scientifico; patologie come ictus, malattia di Parkinson, Epilessia, Cefalea e demenza di Alzheimer sono in rapido aumento, con un carico enorme di sofferenza per il paziente e per la sua famiglia e con un impegno economico sempre più elevato per il Sistema Sanitario. Basti pensare, ad esempio, che in Italia ogni anno si registrano 30.000 nuovi casi di epilessia, 6.000 di Parkinson e circa 200.000 di ictus cerebrale.

Particolarmente soddisfatto il Prof. Antonio Federico, Presidente della SIN e Professore Ordinario di Neurologia presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche, Neurochirurgiche e del Comportamento dell’Università degli Studi di Siena. Il Congresso è stato, inoltre, l’occasione per esprimere chiaramente la posizione della Società Italiana di Neurologia rispetto alla “teoria Zamboni” su insufficienza venosa cerebrovascolare cronica (CCSVI) e sclerosi multipla. Molto seguito il simposio di chiusura “Gruppo di Studio Sclerosi Multiplacontroversie in ambito eziopatogenico”, che ha permesso un confronto diretto tra il Professor P. Zamboni di Ferrara ed il Professor A. Ghezzi – primario Neurologia di Gallarate (Va) e Segretario del Gruppo di studio SM della SIN – (seguirà nota stampa)

Questi alcuni degli argomenti di ampio interesse scientifico e generale affrontati nel corso del Congresso:

  • Nella conferenza didattica “La Neurologia incontra l’arte: la musica” il Prof. Avanzini, neurofisiologo e Primario Emerito presso l’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano, si è confrontato con Franco Battiato, cantautore fra le personalità più eclettiche ed influenti del panorama artistico italiano, in un incontro vivace con continuo scambio di opinioni su quanto la melodia sia di aiuto alla medicina e alla neurologia in particolare. E’ stato ampiamente dimostrato come esistano legami molto stretti tra linguaggio, musica e programmazione motoria e i numerosi studi su neuroscienze e musica da un lato aprono nuove prospettive all’indagine dell’organizzazione anatomo-funzionale del cervello, dall’altro contribuiscono alla conoscenza dei fondamentali della musica confermandone il valore di alcuni, come ritmo e melodia, ma rimettendone in parte in discussione il significato.
  • Nel corso del simposio “Neurofarmaci: uso e abuso” si è parlato di epilessia, cefalea/nevralgie e malattia di Parkinson, patologie fra le più diffuse che possono essere sottoposte ad efficace trattamento farmacologico. In alcuni casi, la capacità del farmaco di controllare i sintomi e la peculiarità dei suoi meccanismi di azione, associati a tratti caratteriali particolari dell’individuo, possono indurre ad un abuso di farmaci a scopo para-edonistico. Un classico esempio di questa possibilità lo si osserva nel trattamento della Malattia di Parkinson, per la quale il farmaco generalmente utilizzato nel trattamento della malattia, produce il continuo passaggio del paziente da uno stato di immobilità ad uno stato di mobilità anche eccessiva nell’arco di pochi minuti. Tuttavia, questi consumi eccessivi determinano effetti da sovradosaggio sia motori che psichici come i comportamenti ossessivo-compulsivi o gli stati psicotici.
  • Altro tema molto attuale affrontato nel corso del Congresso è stato quello della normativa 38 intema di terapia del dolore e cure palliative. La legge, che per la prima volta garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore e assicura al malato il rispetto della dignità della persona e della qualità delle cure, è entrata in vigore in Italia nel marzo del 2010. Con questa normativa, il Parlamento ha stanziato fondi per la riorganizzazione della formazione e delle reti assistenziali, dimostrando di aver recepito un’esigenza sia socio-economica che etica avvertita da tutta la popolazione. Da un’indagine realizzata dal Sole 24 Ore Sanità in collaborazione con il centro studi Mundipharma e Fadoi emerge che sono pochi gli oppioidi prescritti dai medici per evitare sofferenze inutili ad almeno 250mila malati terminali e a milioni di pazienti cronici (la prescrizione di farmaci anti-dolore, dal marzo 2010, è aumentata soltanto dell’8%), così come sono pochi gli ospedali che rispettano l’obbligo, sancito dalla legge, di monitorare nella cartella clinica il livello di dolore di tutti i pazienti. Con questa normativa, il Parlamento ha stanziato fondi per la riorganizzazione della formazione e delle reti assistenziali, dimostrando di aver recepito un’esigenza sia socio-economica che etica avvertita da tutta la popolazione. Al congresso SIN sono stati coinvolti rappresentati delle varie discipline neurologiche, che si sono confrontati sulle iniziative più adeguate da mettere in atto affinché la normativa 38 possa trovare una effettiva attuazione in tempi rapidi.
  • Nel corso del simposio “Organizzazione assistenziale e continuità di cura nelle malattie del sistema nervoso. Quale futuro?” il dibattito è iniziato descrivendo la nuova configurazione basata sul modello di intensità di assistenza e di cura che sta assumendo il sistema sanitario nel nostro Paese. I numeri parlano chiaro: in Italia ci sono circa 50.000 malati di sclerosi multipla, oltre 200.000 di Parkinson e milioni di pazienti colpiti da ictus. Quale risposta può dare, in termini di cura e assistenza, la Neurologia italiana alle esigenze di questi pazienti? Il tema è stato affrontato da esperti neurologi,secondo i quali per offrire la migliore assistenza bisogna assicurare un intervento rapido ai pazienti in fase acuta e garantire ai malati cronici un’assistenza ed una cura costanti. Infatti, mentre molte patologie neurologiche, come Parkinson, Alzheimer e sclerosi multipla, richiedono un trattamento ed un’assistenza a lungo termine, altre – cefalee, epilessia e ictus – necessitano di una rapida diagnosi e di un tempestivo trattamento nella fase acuta.

L’urgenza rappresenta un ambito che impegna significativamente i reparti di Neurologia, oltre220 in Italia, che ricoverano il 75% dei pazienti direttamente dal Pronto Soccorso, ove un terzo delle consulenze richieste riguarda proprio i sintomi neurologici.

Nel corso del simposio, si è parlato, nello specifico, del caso del paziente con ictus cerebrale che deve essere ricoverato nel minore tempo possibile, comunque entro 3-4 ore, per avviare un intervento salvavita come la trombolisi in un Ospedale dotato di Stroke Unit. Queste strutture dedicate sono presenti oggi in molti reparti neurologici.  Ma una volta stabilizzato il paziente e avviata la riabilitazione,  resta  il problema della continuità delle cure. Questo problema è comune anche alle malattie neurologiche croniche e si pone in maniera drammatica quando il paziente, una volta a casa, si trova a dover fronteggiare  le conseguenze della malattia. Il carico della malattia pesa, ancora eccessivamente, sul paziente e sulle figure di care givers, spesso i familiari più prossimi.

Si è giunti dunque alla conclusione che sia necessaria una organizzazione efficiente che si sviluppa attraverso la creazione di reti di patologia, la collaborazione in team multidisciplinari e interprofessionali, lo stretto rapporto con il medico di medicina generale e le strutture territoriali,  il prezioso apporto delle associazioni di pazienti e, soprattutto, attraverso una visione che pone realmente al centro la persona ammalata.

Accanto a queste tematiche sono stati presentati numerosi dati innovativi e ricerche di ampio respiro che indicano la grande vivacità della ricerca scientifica neurologica italiana ( quarta nazione per produzione scientifica nel mondo e seconda in Europa).

Altro punto di forza è il crescente ruolo della neurologia italiana nei confronti di paesi stranieri ( come dimostrato in questo congresso dalla presenza di rappresentanti dell’area dell’Africa Meditterranea, Subsahariana e

La Società Italiana di Neurologia conta tra i suoi soci più di 3000 specialisti neurologi ed ha lo scopo istituzionale di promuovere in Italia gli studi neurologici, finalizzati allo sviluppo della ricerca scientifica, alla formazione, all’aggiornamento degli specialisti e al miglioramento della qualità professionale nell’assistenza alle persone con malattie del sistema nervoso.

Comunicato Stampa (2)

SCLEROSI MULTIPLA  E PROCEDURA ZAMBONI IN PRESENZA DI  CCSVI: LA 41ma EDIZIONE DEL CONGRESSO SIN E’ STATA OCCASIONE PER UN CONFRONTO UFFICIALE TRA IL NEUROLOGO DI FERRARA E LA

SOCIETA’ ITALIANA DI NEUROLOGIA (SIN)

“Fondamentale dimostrare che esistano correlazioni epidemiologicamente significative tra CCSVI e sclerosi multipla. In caso contrario si esporrebbero i pazienti ai rischi della procedura terapeutica senza alcuna ragione.”

Catania 27 Ottobre 2010 – “Il susseguirsi incalzante di notizie riguardanti le relazioni potenziali tra alterazioni strutturali dei vasi venosi del collo deputati al circolo refluo dal cervello e dal midollo spinale e la sclerosi multipla, nonché la possibile efficacia e sicurezza di procedure terapeutiche atte a rimuovere tali alterazioni, ci costringe ad alcune considerazioni e prese di posizione a difesa della salute dei pazienti” a dichiararlo è stato il Professor Antonio Federico – Presidente SIN – a margine del simposio conclusivo della 41ma edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia, che si è svolto a Catania dal 23 al 27 ottobre.

La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria causata da una complessa interazione tra fattori ambientali – alcuni dei quali noti, come il fumo, bassi livelli di vitamina D – e profilo genetico con determinate caratteristiche (ne sono state individuate una quindicina). Ad aprire il dibattito ed introdurre il tema, in occasione del simposio dal titolo “Gruppo di Studio Sclerosi Multiplacontroversie in ambito eziopatogenetico”, è stato il Dott. Angelo Ghezzi – Coordinatore del Gruppo di Studio Sclerosi Multipla della SIN.  La possibilità che anche altri fattori come virus o tipo di alimentazione abbiano un ruolo causale rimane controversa e nell’ambito dei fattori causal, controversi rientrano anche le alterazioni dei vasi venosi del collo e intracranici, per le quali il professor Paolo Zamboni ha coniato il termine di insufficienza venosa cerebrospinale cronica (CCSVI).

Ciò che risulta già assolutamente acclarato è che nessun singolo fattore è sufficiente a provocare la malattia e che in gran parte sono ignoti i fattori che possono influenzare il decorso della malattia.

A livello epidemiologico un primo studio da parte del prof. Zamboni riscontrava la CCSVI nel 100% dei pazienti con Sclerosi Multipla e nello 0% dei controlli sani. Nell’ aprile 2010 un numero di International Angiology ( Minerva Medica, IF 1.1) riportava numerosi studi  che supportavano questa iniziale osservazione. Infine tre studi recenti pubblicati su riviste recensite non rilevavano alcun tipo di associazione tra CCSVI  e sclerosi multipla ed inoltre, impiegando i criteri proposti dal prof. Zamboni, rilevavano una percentuale di pazienti con CCSVI  tra l’1% e l’8%. Una così ampia discrepanza di risultati è difficile da spiegare anche tenendo conto di differenze tecniche e di variabilità delle casistiche analizzate e pone dei comprensibili dubbi sulla natura stessa della CCSVI.

Nel corso del dibattito Paolo Zamboni ha quindi ribadito: “Siamo di fronte ad una diatriba metodologica, più che di sostanza. La discrepanza di dati si spiega nelle diverse metodologie impiegate”.

Come recentemente concordemente affermato da tutti i partecipanti al Simposio Internazionale promosso dalla European Charcot Foundation in occasione del congresso ECTRIMS (European Committe For Research and Treatment in Multiple Scleosis), incluso lo stesso professor Zamboni,  la CCSVI non è la causa della sclerosi multipla, ma va accertato se vi siano relazioni, di qualsivoglia tipo, tra sclerosi multipla e CCSVI.

In base a quanto descritto riteniamo che prima di procedere a sperimentazioni cliniche sulla efficacia e sicurezza della dilatazione venosa mediante angioplastica in pazienti con sclerosi multipla, si debba prima dimostrare che esistano per lo meno correlazioni epidemiologicamente significative tra CCSVI e sclerosi multipla in quanto in caso contrario si esporrebbero i pazienti ai rischi della procedura terapeutica senza alcuna ragione.

La Società Italiana di Neurologia segue con attenzione il problema e ha dato un forte supporto nella programmazione dello Studio Epidemiologico sui rapporti tra CCSVI e sclerosi multipla promosso e sponsorizzato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla; questo studio riguarderà circa 2.000 tra casi e controlli, poiché la SIN è convinta che solo un approccio scientificamente corretto può risolvere i problemi descritti.

“Conscia del proprio ruolo istituzionale – ha concluso il Professor Antonio Federico –  e delle conseguenti responsabilità, la SIN offre la sua piena collaborazione alle autorità sanitarie nazionali e regionali ed intende vigilare affinché non vengano messe in atto iniziative che non rispondano alle leggi vigenti in materia sanitaria, a protezione dell’interesse dei malati.

Prof. Antonio Federico

(Presidente SIN)

Prof. Giancarlo Comi

(Presidente Eletto SIN)

Dr. Angelo Ghezzi

(Coordinatore del Gruppo di Studio Sclerosi Multipla della SIN)

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