Terapie oncologiche molto piu’ efficaci se si blocca il DNA delle cellule cancerose

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Sopprimere la capacità delle cellule cancerose di replicare il DNA danneggiato potrebbe aumentare notevolmente l’efficacia dei farmaci oncologici come il cisplatino. A scoprirlo è stato un gruppo di biologi del MIT che firma un articolo suiProceedings of the National Academy of Sciences.
In due studi sui topi i ricercatori hanno infatti osservato che la riduzione di efficienza di uno specifico sistema utilizzato dalle cellule cancerose per tollerare i danni al DNA non solo prolunga la sopravvivenza ma previene anche la capacità del tumore di diventare resistente alla chemioterapia e riduce la probabilità di metastasi.

Molti farmaci antitumorali agiscono danneggiando il DNA delle cellule maligne, così da rendere difficile o impedire la duplicazione del DNA prima della divisione cellulare. Tuttavia le cellule tumorali sfruttano particolari enzimi, detti DNA polimerasi translesione, per riuscire a copiare comunque il DNA danneggiato ed evitare che il nuovo DNA presenti delle lacune nella normale sequenza delle basi. Nei nuovi studi, i ricercatori si sono concentrati su due proteine, Rev3 e Rev1, che sono subunità di tali proteine.

Le polimerasi translesione sono facilmente soggette a errori, e quindi introdurcono mutazioni nel DNA, una circostanza che facilita lo sviluppo della resistenza alla terapia. I ricercatori, diretti da Michael Hemann e Graham Walker, hanno mostrato in uno dei due studi, che i linfomi con bassi livelli di Rev1 non diventano resistenti al trattamento chemioterapico e che in genere mostrano una minore capacità metastatica.

Nel secondo studio hanno studiato topi con una forma particolarmente aggressiva di cancro del polmone: tra i topi con bassi livelli di Rev3 la sopravvivenza è stata doppia che in quelli con livelli normali.

Per ridurre i livelli di Rev 3 e Rev1 i ricercatori sono ricorsi alla tecnica dell’interferenza a RNA, che consente di bloccare l’espressione dei geni che codificano per essi, anche se in tal modo non sono riusciti a silenziarli completamente.

La scoperta fa ipotizzare che l’inibizione delle DNA polimerasi translesione possa essere usata in forme di cancro che si siano dimostrate resistenti ai trattamenti convenzionali.

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