Distrofia di Duchenne: anche un difetto delle staminali all’origine del male
Uno studio scopre perché i topi con il difetto genetico all’origine della malattia non ne manifestano i sintomi
Finora si imputava la distrofia di Duchenne solo a una singola mutazione in un gene che codifica la proteina distrofina, essenziale per l’integrità del muscolo. Ora una ricerca condotta presso la Stanfortd University e pubblicata sulla rivista Cell – in un articolo a prima firma dell’italiana Alessandra Sacco, attualmente alla Stanford – ha scoperto che i sintomi della malattia si manifestano quando le cellule staminali muscolari non hanno più la capacità di riparare i danni dovuti a quel deficit.
“Questa malattia non è una semplice deficienza di distrofina. E’ anche una malattia delle cellule staminali”, osserva Helen Blau. of Stanford University School of Medicine, che ha diretto lo studio.
“Questi risultati sono critici per ragionare su come trattare la malattia, e quando”, ha aggiunto Jason Pomerantz, coautore dello studio. “Predicono che qualsiasi trattamento progettato solamente per formare muscolo o potenziarne la funzione senza il reintegro della componente staminale è probabilmente destinato al fallimento e potrebbe addirittura accelerare il declino. E’ come spingere a fondo il pedale dell’acceleratore quando non c’è più benzina.”
“Per 25 anni è rimasto un mistero perché i topi con quello stesso difetto genetico manifestassero pochi sintomi o nessuno, e non vi fosse quindi alcun modello murino con cui studiare la patofisiologia della malattia e i possibili trattamenti”, spiega Blau.
Il nuovo studio attribuisce questa discrepanza a una caratteristica dei cromosomi: nei topi i telomeri sono più lunghi. Blau e colleghi hanno scoperto che i topi con la distrofina mutata e un’ulteriore mutazione che ne rende i telomeri più corti soffrono di sintomi gravi che peggiorano con l’età proprio come avviene nell’essere umano. I telomeri più lunghi danno evidentemente alle cellule staminali muscolari una maggiore forza e una superiore capacità di riparare i danni causati dalla deficienza di distrofina.
“C’è un danno continuo dovuto alla perdita di distrofina. Quando la riserva di staminali si impoverisce, si manifestano sintomi. I topi corrono sulla loro ruota in un ciclo di danno, riparazione, danno, riparazione fino a che la capacità di riparazione non si esaurisce. Nei topi con i telomeri corti, ciò avviene prima”; spiega Pomerantz.
Quando i ricercatori hanno isolato e trapiantato cellule staminali muscolari nei topi malati, hanno assistito a una remissione dei sintomi.