Sclerosi multipla: non e’ solo un problema immunologico

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Il principale effetto positivo di un farmaco da poco approvato dalla FDA, il fingolimod, non sarebbe legato alle sue  proprietà di immunomodulazione, ma un’azione diretta sul sistema nervoso centrale

Nella sclerosi multipla è in azione un processo biologico finora sconosciuto. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori della Scripps Institution che stava approfondendo i meccanismi d’azione del fingolimod, il primo farmaco orale per il trattamento delle forme recidivanti di sclerosi multipla che nel settembre scorso è stato approvato dalla FDA statunitense. La scoperta è descritta in un articolo pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences.

Finora si riteneva che il farmaco agisse sul sistema immunitario mal funzionante del paziente in modo da prevenirne l’attacco ai tessuti cerebrali. Gli studi sul farmaco avevano infatti mostrato che, fra i suoi effetti, uno molto importante era la fosforilazione di un particolare tipo di recettori, detti SIPR, presenti sulla superficie di alcune specifiche cellule. La fosforilazione determina l’internalizzazione del recettore nella cellula e la sua distruzione. Un sottotipo di questi recettori, i S1P1, ha un ruolo critico nel rilascio dagli organi linfatici dei linfociti, che nei pazienti con sclerosi multipla possono danneggiare le cellule del sistema nervoso. L’ipotesi di base era dunque che fosse proprio la distruzione di questi recettori a determinare gli effetti positivi del farmaco.

Dato però che la famiglia di recettori S1PR è ampiamente espressa nel cervello, il gruppo di ricerca diretto da Jerold Chun, lo scopritore di questo tipo di recettori, ha ipotizzato che il farmaco potesse avere una particolare attività a livello cerebrale.

Per testare l’ipotesi, i ricercatori hanno alterato geneticamente alcuni topi in modo che la S1P1 fosse assente solo nel sistema nervoso centrale (SNC), e non delle cellule del sistema immunitario.

“Se fossimo di fronte a un effetto puramente immunologico, e il SNC rappresentasse solo uno ‘spettatore’, allora non dovrebbe esserci alcuna conseguenza dalla rimozione di questi recettori dal SNC”, ha detto Chun.

Ma questo non è ciò che hanno riscontrato i ricercatori. Il silenziamento dei recettori S1PR nel cervello dei topi trattati affetti da encefalite autoimmune sperimentale, l’analogo murino della sclerosi multipla, porta a una forma meno severa della malattia, ma la somministrazione del farmaco – che continuava ad agire a livello delle cellule del sistema immunitario – su  questi stessi topi non sortiva alcun ulteriore effetto benefico.

I risultati suggeriscono quindi che il principale effetto positivo del farmaco vada ricercato all’interno del sistema nervoso centrale.

“Si tratta di un risultato sorprendente, soprattutto se si considera che le attuali terapie per la sclerosi multipla si focalizzano sul versante immunologico. Che si possa alterare il corso della malattia attraverso i segnali S1PR nel sistema nervoso centrale indica una nuova strada per trattare la sclerosi multipla”, ha concluso Chun.

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