Tricotillomania e dieta: quale legame
Uno studio condotto presso la Purdue University sembra indicare che alcuni disturbi comportamentali e psichici – a partire dalla tricotillomania e dalla sindrome di Tourette – potrebbero essere significativamente influenzati dalla dieta, un legame che finora era sfuggito all’osservazione sperimentale.
Come viene spiegato in un articolo pubblicato su Nutritional Neuroscience da Joseph Garner, che ha diretto lo studio, i ricercatori intendevano esaminare il comportamento di topi geneticamente selezionati per sviluppare un disturbo analogo alla tricotillomania, che porta chi ne è colpito a strapparsi compulsivamente ciocche di capelli.
Nel cervello di questi topi l’attività serotoninergica è piuttosto bassa, così Garner aveva ipotizzato che aumentandone i livelli si sarebbe forse potuto porre rimedio al disturbo. A questo scopo, però, non ha somministrato farmaci ai topi, ma ha pensato di aumentare i livelli cerebrali di serotonina agendo sulla dieta: la serotonina è infatti sintetizzata a partire dal triptofano, un amminoacido che attraversa la barriera ematoencefalica con una certa difficoltà, “spiazzato” da altri amminoacidi che la superano più facilmente.
Per porre rimedio a questo inconveniente ha quindi alterato la dieta aumentando notevolmente i livelli di zuccheri semplici e di triptofano: gli zuccheri stimolano l’attività dell’insulina, in un processo che induce le cellule muscolari ad assorbire maggiori quantitativi degli altri amminoacidi, offrendo così al triptofano maggiori possibilità di raggiungere il cervello.
In effetti, Gamer ha potuto riscontrare che l’attività serotoninergica raddoppiava in seguito alla nuova dieta, “ma i topi sono molto, molto peggiorati”.
A questo punto, in un secondo esperimento ha suddiviso i topi in tre gruppi: quelli con un comportamento normale, quelli che mostravano lievi sintomi di grattamento compulsivo del pelo e quelli che soffrivano in modo severo del disturbo.
“Tre quarti dei topi che apparivano perfettamente sani hanno sviluppato il disturbo dopo 12 settimane della nuova dieta”, ha detto Garner. La successiva sospensione della dieta ha invece interrotto lo sviluppo del disturbo.
“E’ possibile che l’aumento degli zuccheri semplici nella dieta degli americani contribuisca alla maggiore diffusione che si osserva per questi disturbi”, ha commentato Garner. “Dato che abbiamo raggiunto nella dieta dei topi quantitativi di triptofano superiori a quelli corrispondenti di una tipica dieta umana, l’esperimento non costituisce una dimostrazione, ma la correlazione appare possibile.”