Un’aspirina per cinque anni contro la mortalita’ dei tumori
Lo studio pubblicato su Lancet a conclusione di una ricerca della Oxford University. L’effetto positivo è legato all’assunzione di una precisa dose (75 mg) e ridurrebbe fino al 30% il rischio di mortalità per tumori tra i più diffusi tra cui quelli al polmone ed al pancreas
Una piccola dose di aspirina ogni giorno fa diminuire il rischio di mortalità per tumore. La tesi è il punto d’arrivo di uno studio pubblicato su Lancet 1 e firmato da un team di ricercatori della Oxford University, secondo il quale la pasticca a base di acido acetilsalicilico avrebbe un’efficace funzione anti-cancro e tutte le persone con più di 40 anni farebbero bene ad assumere la dose a titolo precauzionale.
Lo studio spiega che 75 milligrammi al giorno del farmaco sarebbero in grado di proteggere dalla morte per diverse neoplasie (tra cui quella all’esofago, al polmone, allo stomaco, al pancreas e al cervello) in una percentuale compresa tra il 20 e il 35%. I benefici sono quindi legati all’assunzione di una dose ben precisa e non variano in base al sesso, all’abitudine al fumo né se si aumenta la dose. Conta però l’età, dato che il miglioramento delle condizioni di salute è superiore nelle persone che hanno più di 65 anni.
Bisogna comunque essere prudenti. Per spiegare il suo effetto anti-cancro, l’aspirina deve essere assunta per almeno cinque anni e gli studiosi ricordano che il farmaco riduce la capacità di coagulazione del sangue, dunque la sua assunzione continuativa va seguita da uno specialista. “Quanto agli effetti collaterali – precisa il coordinatore della ricerca, Peter Rothwell – il rischio di un’emorragia interna è di circa un caso su mille nella popolazione generale, e l’aspirina raddoppia tale rischio. Il pericolo di un’emorragia grave è molto basso nella mezza età, ma cresce nettamente oltre i 75 anni”.
La sperimentazione – otto studi clinici su 25.570 pazienti – originariamente era stata pensata per studiare gli effetti cardiovascolari dell’aspirina; alla fine invece e ha rivelato una riduzione del 25% delle morti per cancro nei soggetti che avevano preso una dose di 75 mg al giorno; riduzione che sale al 34% nell’arco dei 5 anni successivi. La cura sperimentale è durata mediamente dai 4 agli 8 anni, ma la ricaduta di lungotermine, monitorata su circa 12.500 pazienti, ha dimostrato che l’effetto protettivo va avanti con effetti crescenti per un ventennio, tanto negli uomini quanto nelle donne. Lo studio ha quindi complessivamente dimostrato che il rischio di ammalarsi di cancro, grazie all’aspirina, viene diminuito immediatamente del 20%, mentre nell’arco dei 20 anni si riduce in percentuali del 40% per il tumore intestinale, del 30 % per quello polmonare, del 10% per quello alla prostata e del 60% per quello esofageo.
Andrea De Censi, direttore di Oncologia medica degli ospedali Gallieri di Genova, considera la scoperta sensazionale: “Questo studio – dice De Censi – conferma la connessione strettissima tra l’infiammazione e i processi di cancerogenesi. L’aspirina, essendo un antinfiammatorio, nel lungo periodo interferisce con questi processi e migliora la situazione con effetti ubiquitori, ovvero che si distribuiscono su vari organi. Questo semplice farmaco, economico e accessibile a tutti, è in grado di ridurre in maniera importante la mortalità da tumori aggressivi e a prognosi infausta come quello al pancreas, all’esofago e al cervello. Si tratta di una scoperta che rasenta l’incredibile”.
De Censi sottolinea poi come gli effetti collaterali di una dose da 75 mg al giorno siano minimi: “E’ la dose cardiologica già comunemente usata negli Usa – spiega – ; noi italiani siamo fatalisti e non utilizziamo i farmaci a scopo preventivo, ma in America questo accade da tempo. Una quantità del genere rappresenta una dose sicura per la salute, a meno che il soggetto non sia già predisposto ad ulcere e similari”. L’oncologo ricorda infine che lo studio si è concentrato sulla riduzione del tasso di mortalità, “il più rigoroso e obiettivo parametro di efficacia in campo medico”.
Lo scorso ottobre, sempre su Lancet, lo stesso team diretto da Rothwell aveva reso noto che piccole dosi di aspirina, quelle usate comunemente per la prevenzione cardiovascolare, riducono di un quarto il rischio di cancro al colon e di oltre un terzo la sua gravità, e quindi il rischio di morte. “Questi risultati – conclude Rothwell – non significano che tutti gli adulti dovrebbero immediatamente iniziare a prendere aspirina, ma dimostrano sicuramente nuovi benefici mai rilevati prima”. L’aspirina fu “creata” alla fine dell’800 dalla tedesca Bayer ed ha segnato l’inizio della farmacologia moderna.
Repubblica.it