La predisposizione molecolare alla depressione

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GDNF

Un nuovo studio fornisce importanti indicazioni sulle modalità con cui lo stress può influire sul cervello che possono aiutare a spiegare perché alcuni soggetti sono predisposti a sviluppare depressione in condizioni di stress cronico.

La ricerca, apparsa sulle pagine della rivista Neuron, rivela i complessi meccanismi molecolari associati allo stress cronico e potenzialmente apre la strada a nuove strategie terapeutiche contro questa condizione.

“Molti individui esposti a eventi stressanti non mostrano segni di depressione maggiore mentre altri nelle stesse condizioni non li mostrano” ha spiegato Yoshifumi Watanabe, ricercatore della Yamaguchi University, in Giappone, autore senior dello studio. “E finora il meccanismo molecolare sottostante a questa suscettibilità alla depressione o viceversa all’adattamento era scarsamente compresa.”

Watanabe e colleghi hanno utilizzato due diversi ceppi di topi che mostrano differenti risposte allo stress cronico per cercare meccanismi genetici associati alla vulnerabilità agli eventi stressanti. I ricercatori hanno osservato che, contrariamente agli animali in grado di resistere, i topi vulnerabili allo stress mostrano comportamenti di tipo depressivo quando esposti a un lieve stress cronico (gli eventi stressanti non comprendono la deprivazione di cibo e acqua).

I topi vulnerabili allo stress avevano un più basso livello di espressione dei geni che codificano per il fattore neurotrofico derivato dalle cellule gliali (Gdnf). I fattori neurotrofici sono noti per essere importanti per la regolazione della plasticità neuronale e sono stati implicati nelle forme di depressione. I ridotti livelli di espressione del Gdnf erano il risultato della metilazione del DNA e delle modificazioni istoniche. Questi cambiamenti, chiamati modificazioni epigenetiche, e i comportamenti depressivi nei topi sono stati compensati dal trattamento con antidepressivi.

“Le regolazioni epigenetiche del gene per il Gdnf riveste un ruolo importante nel determinare sia la suscettibilità sia le risposte adattative agli eventi stressanti”, hanno concluso i ricercatori. “Il chiarimento dei meccanismi di modulazione dell’espressione dell’HDAC2, delle modificazioni istoniche e della metilazione del DNA influenzata dallo stress cronico di grado lieve potrebbe portare a nuovi approcci al trattamento della depressione”. (

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