Leucemia Linfatica Cronica: un modello biologico per la prognosi
Il modello è stato testato direttamente su linfociti B vivi di malati affetti da leucemia linfatica cronica seguiti all’IRST di Meldola.
Un nuovo modello biologico unitario in grado di correlare micro-RNA, patogenesi e prognosi della malattia leucemia linfatica cronica è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (IRST) a Meldola in collaborazione con l’Ohio State University a Columbus e l’MD Anderson a Huston, coordinati dal forlivese Muller Fabbri. I risultati dello studio sono stati pubblicati in un articolo sulla rivista Jama.
Nella leucemia linfatica cronica alcune modificazioni genetiche e la bassa o alta espressione di un marcatore specifico, danno una prognosi migliore o peggiore al paziente affetto dalla malattia. Fino a oggi, però, non si aveva alcuna idea del perché. Il lavoro dei ricercatori coordinati da Fabbri dà una risposta a tale interrogativo, mettendo a fuoco la correlazione tra micro-RNA, patogenesi e prognosi della leucemia linfatica cronica a cellule B (B-LLC).
I micro-RNA (miRNA) sono piccole molecole di RNA che si comportano da regolatori del normale RNA responsabile della trascrizione del DNA in proteine. L’abnorme produzione di queste piccole molecole è coinvolta in diverse malattie tra cui diversi tumori, come appunto la leucemia linfatica cronica a cellule B.
I linfociti B hanno un ruolo fondamentale di difesa, in quanto chiamati a reagire in modo specifico nei confronti di qualsiasi agente estraneo, o antigene. Quando subiscono una trasformazione neoplastica, però, entrano in una fase di attivazione frustrata, nella quale da una parte non riescono a procedere oltre, dall’altra non sono quasi più in grado di morire, poiché, in virtù di tale trasformazione, risultano preservati dalla cosiddetta “morte cellulare programmata”.
I danni di queste cellule sono principalmente dovuti ad alcuni riarrangiamenti dei cromosomi – in sostanza pezzi di cromosomi di un tipo si legano a pezzi di un altro, ed altri cromosomi invece risultano avere dei pezzi mancanti – che vanno ad alterare la funzione delle cellule stesse. Fabbri e collaboratori hanno indagato tali meccanismi, dimostrando, grazie alla definizione di un nuovo e unico modello biologico, che le modificazioni genetiche e la prognosi del paziente sono direttamente collegate attraverso un percorso, regolato a livello molecolare, che coinvolge miRNA, il gene p53 e il marcatore ZAP70. Tale modello è stato testato direttamente su linfociti B vivi di malati affetti da leucemia linfatica cronica seguiti all’IRST, osservando che funziona realmente