Sentimentale, omosessuale o eterosessuale, indistinguibile attivita’ cerebrale
Che si tratti di uomini o donne, di un rapporto eterosessuale od omosessuale, l’amore romantico è sempre lo stesso, indistinguibile in termini di attività cerebrale: lo stabilisce uno studio, pubblicato sulla rivista on line ad accesso pubblico PLoS One condotto da Semir Zeki e John Romaya, del Wellcome Laboratory of Neurobiology presso l’University College di Londra.
In questa ricerca, che completa un loro precedente lavoro dedicato alla descrizione dell’attività cerebrale connessa all’amore romantico e all’amore materno, a 24 soggetti sono state mostrate le immagini dei rispettivi partner e di amici dello stesso sesso del partner rispetto ai quali non nutrivano sentimenti affettuosi mentre la loro attività cerebrale; contemporaneamente veniva monitorata con risonanza magnetica funzionale la loro attività cerebrale.
I soggetti, di età compresa fra i 19 e i 47 anni, avevano in corso una relazione appassionata che durava da un minimo di 4 mesi a un massimo di 23 anni. Metà dei soggetti erano donne (6 eterosessuali e 6 omosessuali) e metà maschi (6 eterosessuali e 6 omosessuali).
L’analisi dei dati ottenuti ha mostrato uno schema di attività cerebrale del tutto simile in tutti e quattro i gruppi, con il coinvolgimento di aree corticali e sottocorticali, soprattutto in aree in cui è particolarmente attivo il sistema dopaminergico, a sua volta legato all’attività di altri neuromediatori come l’ossitocina e la serotonina.
Lo studio ha anche mostrato che quando i soggetti – eterosessuali o omosessuali, maschi o femmine che fossero – vedevano l’immagine del loro partner si verificava una forte sotto-attivazione di una estesa parte della corteccia cerebrale, ivi comprese le aree che sovrintendono al giudizio critico.
“L’amore romantico appassionato è comunemente innescato da un input visivo e costituisce uno stato di disorientamento pervasivo. Studi precedenti hanno mostrato che a dispetto della complessità di questa emozione, gli schemi cerebrali attivati quando si osserva il viso di qualcuno che si ama sono limitatati a poche regioni cerebrali, sia pure estremamente connesse”. ha osservato Zeki.
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