Celiachia, passa dalla risposta infiammatoria
E’ il primo studio a identificare un anomalo cammino biochimico come fattore eziologico della perdita di tolleranza agli antigeni presenti negli alimenti.
Bloccando un fattore che attiva la risposta immunitaria umana contro i batteri intestinali o alcuni cibi è possibile prevenire lo sviluppo della malattia celiaca nei soggetti più a rischio: è questa la conclusione di uno studio apparso sulla rivista Nature.
L’attenzione dei ricercatori era focalizzata su due sostanze, l’interleuchina 15 e l’acido retinoico, un derivato della vitamina A, in grado di agire come fattori scatenanti della risposta infiammatoria al glutine, una proteina molto diffusa nei cereali e largamente utilizzata nell’industria alimentare, che è all’origine della malattia celiaca.
“Abbiamo riscontrato come elevati livelli di IL-15 nell’intestino siano in grado di dare il via ai primi stadi della malattia celiaca in coloro che sono geneticamente più suscettibili”, ha spiegato Bana Jabri, professore associato di medicina e patologia, condirettore del Digestive Disease Research Core Center e membro del Celiac Disease Center e del Comprehensive Cancer Center dell Università di Chicago. “Il nostro studio dimostra inoltre che nel trattamento delle patologie infiammatorie intestinali, la vitamina A e i suoi metaboliti dell’acido retinoico sono più probabilmente nocivi che benefici”.
“In un ambiente intestinale stressato – sottolineano gli autori – l’acido retinoico che si riteneva diminuire l’infiammazione dell’intestino, si comporta come un adiuvante in grado di promuovere e non di prevenire le risposte infiammatorie cellulari e umorali all’antigene ingerito.”
Questo effetto pro-infiamatorio in un istestino stressato aiuta a comprendere le connessioni tra i metaboliti della vitamina A prescritti per il trattamento del’acne severa e l’insorgenza della malattia infiammatoria dell’intestino.
“Questo studio è il primo a identificare un anomalo cammino biochimico come fattore eziologico della perdita di tolleranza agli antigeni presenti negli alimenti”, ha concluso Jabri. “Quale tipo di disregolazione sia responsabile delle allergie alimentari, purtroppo, non è ancora noto”.