Tumore alle ovaie: spiegati i meccanismi della chemioresistenza

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Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena getta nuova luce sui meccanismi molecolari che causano la chemioresistenza nei tumori ovarici.


La neoplasia ovarica e’ il piu’ aggressivo tra i tumori ginecologici con 165.000 nuovi casi nel mondo e 4.000 in Italia, di primaria importanza sono quindi gli studi preclinici e clinici rivolti a identificare nuove terapie capaci di contrastare la comparsa della chemioresistenza. I risultati pubblicati su Clinical Cancer Research indicano come il farmaco molecolare zibotentan, agendo da inibitore del recettore dell’endotelina-1, riesca a ripristinare la sensibilita’ ai chemioterapici nelle recidive di carcinoma ovarico chemioresistenti e mandare cosi’ in apoptosi la cellula neoplastica. Nonostante i progressi raggiunti nel trattamento medico dei tumori ovarici ancora un’alta percentuale delle pazienti mostra una ricomparsa del cancro a causa dell’instaurarsi della resistenza ai farmaci chemioterapici.

Lo studio coordinato da Anna Bagnato e condotto da Laura Rosano’ insieme ad altri ricercatori del laboratorio di Patologia Molecolare dell’Istituto Regina Elena, apre nuove prospettive sui meccanismi molecolari che stanno alla base della chemioresistenza, spesso sviluppata dalle donne affette da carcinoma ovarico. La ricerca ha raggiunto tre traguardi: l’identificazione del recettore dell’endotelina come marcatore associato alla comparsa della resistenza al farmaco; ha illustrato il meccanismo responsabile dell’acquisizione della chemioresistenza e della transizione epitelio-mesenchimale (EMT), proprio il processo attraverso il quale le cellule tumorali non rispondono piu’ al trattamento farmacologico, diventano piu’ aggressive e acquisiscono le caratteristiche di cellule staminali; e infine l’efficacia di un nuovo farmaco, lo zibotentan, gia’ in corso di sperimentazione a livello internazionale. Il farmaco molecolare bloccando selettivamente il recettore A dell’endotelina, in terapia combinata con paclitaxel e carboplatino, i piu’ utilizzati per il trattamento del carcinoma ovarico, ha di fatto ripristinato la sensibilita’ a questi due chemioterapici. “Un’aumentata funzionalita’ del recettore A dell’endotelina”, spiega Bagnato, “che e’ overespresso nei carcinomi ovarici chemioresistenti, attiva i meccanismi che promuovono l’EMT e impedisce ai farmaci citotossici di eliminare le cellule tumorali. Ora sappiamo che il blocco del recettore A dell’endotelina puo’ permettere al farmaco di mandare in apoptosi la cellula neoplastica e puo’ rappresentare una scelta appropriata nel trattamento del carcinoma ovarico per aggirare e sconfiggere la farmaco resistenza”. Il progetto e’ stato finanziato dall’AIRC.

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