Batteri intestinali: dividono la popolazione mondiale in tre grandi gruppi (enterotipi)
Si chiamano “enterotipi”, sono di tre tipologie e dividono la popolazione mondiale in altrettanti gruppi a seconda dei loro batteri intestinali: è quanto emerge dall’ultimo studio del MetaHIT, il Consorzio internazionale del microbioma umano, pubblicati oggi su Nature. Al pari dei gruppi sanguigni, che suddividono la popolazione mondiale a prescindere da sesso, età e provenienza geografica, lo studio ha identificato tre raggruppamenti di batteri intestinali, chiamati “enterotipi”, nei quali possono essere classificati tutti gli esseri umani. La scoperta apre nuove strade a una migliore comprensione della biologia umana e a diverse applicazioni nel campo della scienza medica e della nutrizione.
I ricercatori dell’EMBL, il laboratorio Europeo di Biologia Molecolare, hanno analizzato un’ingente mole di dati raccolti da tre diverse indagini epidemiologiche – la prima ha coinvolto 39 soggetti provenienti da Europa, Asia e America, la seconda 85 cittadini danesi e la terza 154 americani.
Dai dati è emerso che nella popolazione umana esistono tre diversi gruppi di specie batteriche intestinali con funzioni specifiche: ognuno di noi, oltre ad avere il proprio gruppo sanguigno, appartiene anche a uno di questi tre “enterotipi”. Non solo. Sono stati inoltre identificati i geni di alcuni batteri che possono essere utilizzati come indicatori di invecchiamento o di malattia: questo significa che il tipo di comunità batterica del nostro intestino costituisce anche un segnale del nostro stato di salute. “La scoperta degli enterotipi è destinata ad avere un forte impatto sulla biologia umana, che d’ora in poi dovrà tener conto della loro esistenza e dei loro effetti – spiega Maria Rescigno, direttore dell’Unità di ricerca in Immunobiologia delle cellule dendritiche e immunoterapia al Dipartimento di oncologia sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia,tra gli autori dello studio -. Poter attribuire ciascun individuo a uno specifico gruppo di appartenenza significa infatti identificare meglio le sue specifiche necessità e il suo rischio di sviluppare alcune malattie. Questo avrà importanti conseguenze sia nella medicina preventiva sia nella scienza dell’alimentazione”. (ASCA)