Danno al tessuto cardiaco: potrebbe essere riparato da ‘iniezioni’ di staminali potenziate
Infuso a base di staminali cardiache prelevate dal paziente e poi reintrodotte per riparare il cuore danneggiato dall’ischemia, dopo averle coltivate in laboratorio e “rinforzate”: secondo Roberto Bolli, Direttore della Divisione di Medicina Cardiovascolare dell’Università di Louisville (Kentucky, Usa), è questo il futuro della cardiologia. Lo studioso ha presentato la ricerca statunitense “Infusione di cellule staminali cardiache in pazienti con cardiomiopatia ischemica” condotta in collaborazione con il Jewish Hospital dell’Università di Louisville e con il team di Piero Anversa del Brigham and Women’s Hospital di Boston al meeting Experimental Biology 2011, in corso a Washington DC (Usa) fino a mercoledì 13.
Le cellule staminali del paziente, ha spiegato il ricercatore, vengono prelevate e poi coltivate in laboratorio: procedimento che esclude quindi le problematiche legate al rigetto perché le cellule riutilizzate per riparare il danno cardiaco sono del paziente stesso
. Durante la crescita in vitro le staminali vengono sottoposte a un trattamento “rinvigorente” a base di due enzimi, eme ossigenasi 1 (HO-1) e sintasi ossido nitrica (NOS), i cui sottoprodotti sono due gas – CO, monossido di carbonio e NO; ossido nitrico – che avrebbero la capacità di aiutare le staminali a sopportare lo stress ossidativo e la carenza di ossigeno: “Quando il muscolo cardiaco muore a causa di un attacco di cuore questi due gas (CO e NO) sono estremamente cardioprotettivi e aiutano il tessuto a sopravvivere – spiega -. Stiamo applicando queste stesse proteine alle cellule staminali, utilizzando le conoscenze che abbiamo acquisito in 20 anni di ricerca nella cardioprotezione”. Dopo quattro mesi di trattamento in laboratorio le cellule staminali così “potenziate” vengono quindi rinfuse nel tessuto cardiaco danneggiato attraverso l’arteria femorale. (ASCA)