Il gene che controlla la durata della gestazione
Mutazioni nel gene per il recettore dell’ormone follicolo-stimolante FSHR sono responsabili dell’anticipazione del momento del parto nella nostra specie rispetto alle altre
Alcuni cambiamenti evolutivi che rendono unica la specie umane, e in particolare una testa proporzionalmente molto grande e una pelvi piuttosto piccola, si ritiene che siano all’origine di una nascita molto precoce dei piccoli della nostra specie rispetto alla durata di gestazione nelle altre specie. Finora tuttavia non si sapeva nulla in proposito dei geni coinvolti in questa accelerazione della nascita, volta ad adattare il momento del parto al primo istante compatibile con la sopravvivenza ottimale della madre e del feto.
Ora un gruppo di ricercatori dell’Università di Helsinki, della Vanderbilt University e della Washington University hanno identificato variazioni in un gene che appaiono correlate a questa gestazione ridotta.
Come viene illustrato in un articolo pubblicato sulla rivista online PLoS Genetics, il gene in questione è quello per il recettore dell’ormone follicolo-stimolante (FSHR), per arrivare a questo risultato, i ricercatori diretti da Louis Muglia hanno sviluppato dei metodi di genomica comparativa per identificare i geni correlati che appaiono maggiormente alterati nell’uomo rispetto ad altre sei specie prese in esame. In questo modo hanno dapprima identificato un gruppo di 450 geni fra i quali 150 presumibilmente coinvolti nella gestazione.
Esaminando quindi le variazioni in questi 150 geni in una coorte di madri finlandesi, hanno scoperto che certe variazioni nel gene FSHR erano più frequenti nelle madri che avevano avuto un parto pretermine. Un’ulteriore analisi ha mostrato che le stesse variazioni possono essere associate ai parti pretermine anche nelle gestanti afro-americane. Finora non si sapeva che questo gene fosse coinvolto nella temporizzazione della nascita e nel rischio di un parto pretermine.
“La speranza è quella di poter prevedere quali donne hanno un rischio più elevato di soffrire di un parto pretermine e di prevenirlo. Questo avrebbe un notevole impatto sulla mortalità infantile e sulle complicazioni a più lungo termine legate a questo evento”, ha concluso Muglia.