La genetica dietro le forme di apprendimento

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Il modo in cui l’esperienza influenza il pensiero è legato alla sensibilità alla dopammina della corteccia prefrontale e dello striato


Specifiche variazioni genetiche determinano la misura in cui una persona conserva le proprie credenze anche quando sono contraddette dall’esperienza, plasmandone così lo stile cognitivo. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori della Brown University, diretti da Michael Frank, che illustrano i loro risultati in un articolo pubblicato sul Journal of Neuroscience.

Il modo in cui le informazioni provenienti dall’ambiente influenzano il pensiero è dettato dall’intergioco fra due aree cerebrali, la corteccia prefrontale, l’area esecutiva del cervello, considera e immagazzina le istruzioni, come per esempio i suggerimenti provenienti da altre persone. Lo striato, una regione più “profonda”, elabora le esperienze per apprendere che cosa fare.

Nell’eseguire un compito di apprendimento, le persone sono guidate all’inizio da preconcetti, idee preesistenti o istruzioni. I geni determinano quanto a lungo persistono in questo atteggiamento prima che l’esperienza prevalga.

“Stiamo studiando come il mantenimento delle istruzioni presenti nella corteccia prefrontale cambi il modo il cui lavora lo striato, che influenza ciò che si apprende dalle circostanze in cui effettivamente avviene l’esperienza”, ha osservato Bradley Doll, primo firmatario dell’articolo.

I ricercatori hanno esaminato persone con e senza variazioni genetiche che influenzano l’attività del neurotrasmettitore dopamina nella corteccia prefrontale e nello striato. Una variazione nel gene COMT che influenza la dopamina nella corteccia prefrontale, per esempio, aiuta a ricordare e a lavorare sulla base di istruzioni e suggerimenti.

Le persone con una variazione nel gene DARPP-32, che invece influenza la sensibilità dello striato alla dopamina, consente di apprendere rapidamente dall’esperienza in assenza di “suggerimenti”, ma anche di rendere le persone più sensibili ai “preconcetti” della corteccia prefrontale quando siano state in precedenza fornite delle istruzioni. Come uno yes man che è disposto a digerire anche errori evidenti, dicono i ricercatori, lo striato tende così a dare più peso alla esperienze che confermano le credenze della corteccia prefrontale e meno peso alle esperienze che lo contraddicono. I ricercatori chiamano “bias di conferma” questo fenomeno, facilmente riscontrabile in molte situazioni, a partire da quelle che coinvolgono le credenze nell’astrologia, ma presenti in tutti gli ambiti, dalla politica perfino alla scienza.

“Le persone tenderanno a distorcere la loro esperienza in modo che sia percepita come più coerente con le proprie convinzioni preesistenti”, osserva Frank.

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