Parkinsonismo grave curato con cellule staminali
E’ italiano il primo studio clinico sull’impiego di cellule staminali per il trattamento della Paralisi sopranucleare progressiva (Psp), considerata una forma di parkinsonismo grave. La sperimentazione partira’ entro due-tre mesi su 20 pazienti affetti da Psp, con eta’ superiore ai 40 anni e che non rispondono alla terapia farmacologica.
Entro il primo anno dall’avvio si potra’ avere una prima valutazione a breve termine (a sei mesi dal trattamento) sul primo gruppo di pazienti. Lo studio e’ stato presentato questa mattina a Milano. “Questa sperimentazione clinica – spiega Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano – rappresenta un importante traguardo, prima di tutto perche’ risponde ai bisogni dei pazienti affetti da questa grave patologia, ma anche perche’, da un punto di vista medico-scientifico, apre nuove prospettive in termini di possibilita’ di trattamento delle altre malattie neurodegenerative, a cominciare dalla malattia di Parkinson”.
La Paralisi sopranucleare progressiva e’ una malattia rara che rappresenta il 3% parkinsonismi, ha una prevalenza di circa 6,5 casi per 100mila abitanti e un’incidenza di 5,3 nuovi casi ogni 100mila abitanti. La Psp provoca una degenerazione delle cellule nervose che fanno parte dei circuiti che regolano automaticamente i movimenti: i pazienti presentano, quindi, principalmente lentezza nel compiere i movimenti, rigidita’ e compromissione dei riflessi che permettono di mantenere l’equilibrio. La malattia, inoltre, e’ caratterizzata dall’incapacita’ di muovere gli occhi volontariamente, prima solo in senso verticale e poi anche in altre direzioni: nel giro di 5 anni dall’esordio, in genere il paziente e’ costretto alla sedia a rotelle. Le cellule staminali, utilizzate per combattere questa malattia, verranno ottenute dal midollo osseo degli stessi pazienti. Applicando delle metodologie molto standardizzate sara’ possibile ottenere cellule mesenchimali staminali multipotenti che, una volta somministrate al paziente, svolgeranno la loro funzione biologica di riparazione del tessuto cerebrale dei pazienti. “Le cellule staminali somministrate – conclude Rosaria Giordano, direttore tecnico della Cell Factory ‘Franco Calori’ del Policlinico di Milano – riescono a raggiungere le aree cerebrali colpite dalla malattia e influenzano positivamente il tessuto circostante, riducendo la morte cellulare. Questa metodica puo’ risultare importante per riuscire a rallentare la progressione della malattia”.