Tumore da esposizione all’amianto: in arrivo un test precoce
La nuova metodica ovvierebbe a uno dei principali problemi con questo tipo di neoplasia: il ritardo nella diagnosi
Un nuovo test precoce per il tumore del polmone causato dall’esposizione all’asbesto (amianto), è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori del NYU Langone Medical Center. La nuova metodica di diagnosi, illustrata nel corso dell’annuale convegno dell’American Association for Cancer Research, è basata sulla misurazione delle concentrazioni di un serie di proteine secrete dalle cellule tumorali.
Nel corso di una sperimentazione condotta con il patrocinio dell’ Early Detection Research Network Biomarker Discovery Lab del National Cancer Institute, sono stati esaminati 170 campioni di sangue di soggetti precedentemente esposti all’asbesto, per rilevare i livelli di 19 biomarker proteici secreti dalle cellule neoplastiche.
I ricercatori hanno identificato, grazie al nuovo test, 15 dei 19 casi di mesotelioma pleurico maligno agli stadi di progressione 1 e 2, dimostrando una sensibilità di circa l’80 per cento, mentre la specificità è risultata del 100 per cento, ovvero senza falsi positivi.
Il mesotelioma pleurico maligno è una neoplasia molto aggressiva che si sviluppa a partire dal mesotelio, una membrana che riveste le grandi cavità del corpo umano. Ogni anno, questa patologia causa in tutto il mondo un numero di vittime stimato in 15-20.000. La sua letalità è dovuta in gran parte al fatto che la diagnosi viene attualmente effettuata quando la patologia è ormai a uno stadio avanzato.
“L’obiettivo della ricerca è stato quindi quello di mettere a punto un test diagnostico sufficientemente precoce da rendere possibile un trattamento efficace”, ha sottolineato Harvey I. Pass, MD, direttore della Divisione di chirurgia e oncologia toracica del NYU Langone Medical Center. “Gli unici pazienti che rispondono alla terapia sono quelli che ricevono la diagnosi allo stadio 1, il che avviene solo nel 10-15 per cento dei casi. In particolare, quando la diagnosi è precoce, l’intervento richiesto è più limitato, rendendo possibile il recupero dei pazienti”.
Per validare i risultati si attendono ora nuove sperimentazioni su un numero più ampio di pazienti.