Epatite C: Egitto detiene il record di infezioni. L’Italia guida progetto cooperazioni

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L’Italia a capo della squadra Ue di esperti di trapianti al fegato che farà scuola all’Egitto, Paese con il record mondiale di diffusione dell’epatite C.

Si chiama progetto Thebera e prevede una cooperazione internazionale che durerà due anni: i camici bianchi italiani ed europei garantiranno la formazione, esporteranno tecnologie e monitoreranno le performance dei colleghi egiziani. Si tratta della prima esperienza di questo genere promossa e finanziata dall’Unione europea in applicazione delle Direttiva sui trapianti varata nel 2010 (norma che esorta alla cooperazione internazionale per diffondere le competenze medico-scientifiche).
L’Italia sarà capofila del programma medico-scientifico e sanitario destinato al bacino del Mediterraneo, a partire appunto dall’Egitto, un Paese dove la prevalenza dell’epatite C va dall’11 al 14% e rappresenta un problema sanitario e sociale molto sentito, dal momento che il 40% dei trapianti di fegato è causato proprio da questo virus. “Studi condotti nei villaggi sul delta del Nilo – spiegano gli esperti durante un incontro oggi a Milano – dimostrano che addirittura circa la metà degli abitanti al di sopra dei 35 anni è entrata in contatto con il virus”. Il progetto Thebera è stato presentato in apertura del congresso della Società italiana per la sicurezza e la qualità nei trapianti (Sisqt), in corso a Firenze fino a venerdì.

“La rete trapiantologica italiana, seconda solo alla Spagna in Europa, garantisce da tempo gli elevati standard di qualità e sicurezza richiesti dall’Ue – assicura Franco Filipponi, presidente della Sisqt e ordinario di chirurgia generale all’università degli Studi di Pisa, capofila del progetto Thebera – e possiede il know-how per intervenire su sistemi sanitari come quello dell’Egitto dove, nonostante le diversità culturali in gioco, attraverso programmi ad hoc di formazione, ricerca e innovazione tecnologica, è possibile avere ricadute positive sull’assistenza e la qualità della vita del paziente”.
Thebera affronta la tematica delle malattie epatiche (in particolare l’Hcv) dall’epidemiologia fino al trapianto e legherà per due anni il Theodor Billharz Research Institute, maggiore ente di ricerca egiziano sulle patologie epatiche, all’università di Pisa. Obiettivo: qualificarlo come centro di eccellenza nel settore e promuovere la sua integrazione nel contesto europeo.
“L’Italia, in un certo senso, è molto vicina all’Egitto – spiega Filipponi – poiché condivide con questo Paese un tasso di diffusione dell’Hcv molto alto (2-26%) ed è ai primi posti anche per numero di trapianti di fegato, se ne fanno circa mille l’anno. Negli anni la comunità scientifica italiana ha imparato a conoscere e curare la malattia, in alcuni casi anche con il trapianto. Siamo quindi in grado di fornire il giusto supporto medico scientifico e, contemporaneamente, analizzare le politiche locali per sviluppare un piano nazionale di trapianto epatico”. In programma la formazione e l’aggiornamento degli operatori sanitari e dei ricercatori egiziani in area epatologica (training relativi a prevenzione, diagnosi e cura), la fornitura di strumenti tecnologici per la diagnosi, il monitoraggio in loco delle performance sanitarie per l’attivazione di un programma di trapianto d’organo, il coinvolgimento dell’Egitto nei progetti di ricerca dell’Ue.
“Con Thebera si stabiliscono le basi per ulteriori progetti di ricerca e di cooperazione internazionale da presentare per sviluppare e rafforzare il partenariato con i Paesi nord-africani del Mediterraneo”, aggiunge Alessandro Stefani, scientific advisor di Thebera Project – Relationship with the European Institutions. “Si tratta di condividere modelli di eccellenza, adottando una strategia di crescita intelligente e sostenibile basata sull’innovazione, fulcro della strategia Europa 2020”.

2 thoughts on “Epatite C: Egitto detiene il record di infezioni. L’Italia guida progetto cooperazioni

  1. Ho scoperto di avere hcv nel 1999 durante uno screening dalla medicina preventiva dell’ Ospedale dove lavoravo: sono infermiera professionale. Ad Aprile 2010 mi sono sottoposta a biopsia epatica e risultava che negli anni si era trasformata in hcv cronica attiva, genotipo 4. A gennaio 2011 ho iniziato la cura con ifn peghilato e ribavirina. dopo 4 mesi di terapia ho cominciato a dimagrire e non mangiavo più. Mi sono fatta ricoverare e mi è stato detto che non rispondo alla terapia, infatti i valori dell’hcv rna quantitativo erano rimasti inalterati. mi hanno fatto smettere la terapia e ora sono scoperta. Sono sempre stanca e ho difficoltà di concentrazione. Vorrei avere notizie su nuovi farmaci, sono molto in ansia per il futuro. Grazie e saluti

  2. Ci sono dei nuovi farmaci che sono i cosiddetti inibitori della proteasi, che si usano anche nei protocolli per la cura dell’AIDS.
    Il Telaprevir era uno di questi. ( VX-950 ) .
    https://www.liquidarea.com/2009/04/telaprevir-inibitore-della-proteasi-per-il-trattamento-dellepatite-c/
    L’epatite C dopo un paio di anni è sempre considerata cronica e attiva, ma se lo stato del Suo fegato non era degenerato, quindi né cirrosi, né steatosi..non dico di stare tranquilla, ma non viva la sua infezione come se stesse morendo. Purtroppo a livello mondiale questo è il protocollo. Cosa Le hanno dato? Pegasys o Pegintron come pegilato? Nel suo caso il Pegasys da 180 microgrammi poteva essere migliore, ma almeno nella conta del quantitativo l’HCV RNA doveva essere più basso.
    Non si preoccupi comunque. Controlli le transaminasi spesso e segni di stanchezza o mancanza di concentrazione sono più dovuti al suo senso di delusione per essere un non-responder. La terrò informata comunque. Qui abbiamo una sezione dedicata esclusivamente alle epatiti.

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