Il naturale ‘sonar’ dei non vedenti, in grado di localizzare gli oggetti dalle emissioni riflesse

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I non vedenti possono sviluppare un ‘sonar’ simile a quello che usano i pipistrelli per orientarsi e ‘vedere’ gli oggetti dai suoni che questi riflettono.

Alcuni diventano cosi’ abili da ascoltare gli echi di riflessi degli ‘schiocchi’ che fanno con la bocca, e c’e’ chi addirittura usa questo metodo per andare in bici o giocare a palla. E’ noto da tempo che i pipistrelli usano una versione biologica del sonar, chiamato ‘ecolocalizzatore’, per riuscire a trovare la strada di notte.
E ora uno studio della University of Western Ontario, pubblicato sulla rivista ‘Public Library of Science One’, ha dimostrato che la stessa cosa succede per i ciechi. Questi infatti lo fanno utilizzando una parte del cervello normalmente coinvolta nell’elaborazione delle immagini visive. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno effettuato una serie di scansioni cerebrali su due volontari di sesso maschile, di 27 e i 43 anni d’eta’, che sono ciechi dall’infanzia. A ognuno di loro e’ stato chiesto di stare all’aria aperta e cercare di percepire oggetti diversi, come un’automobile o un albero, emettendo degli schiocchi dalla bocca e poi raccogliendo i deboli echi generati.

Dei piccoli microfoni sono stati collocati nelle orecchie dei volontari per registrare i suoni in uscita e in entrata. Questi sono stati riprodotti e fatti ascoltare ai due uomini, mentre i ricercatori hanno misurato la loro attivita’ cerebrale con una risonanza magnetica funzionale. Durante la riproduzione, i volontari hanno identificato gli oggetti cui appartenevano gli echi, e le scansioni cerebrali hanno indicato che gli echi sono stati eleborati dalle regioni del cervello normalmente utilizzate per le informazioni visive. Non e’ stata invece trovata nessuna traccia di attivita’ eco-correlata nelle aree uditive del cervello. Le performance migliori sono state registrate nel volontario 43enne che per via di una raro tumore, chiamato retinoblastoma, gli sono stati rimossi gli occhi quando aveva appena 13 mesi. “E’ chiaro – ha spiegato Mel Goodale, scienziato che ha condotto lo studio – che l’ecolocalizzazione permette alla persone cieche di fare cose che altrimenti sembrano impossibili senza la vista”.

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