Staminali del cancro scoperte: adesso distruggere cellule killer

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Domani, nel giorno della festa della mamma, le azalee saranno distribuite in 3558 piazze. 700 mila le piante a 15 euro ciascuna per finanziare la ricerca. Obiettivo: raccogliere fondi per 10 milioni di euro. In trent’anni di ricerca, i tassi di guarigione sono il doppio.
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ROMA – “Una malattia sempre più curabile” è lo slogan con cui l’Airc – Associazione italiana per la ricerca sul cancro – torna nelle piazze italiane. L’appuntamento con l'”Azalea della ricerca” è per domenica, quando i 25mila volontari dell’Airc distribuiranno in 3.558 piazze (l’elenco completo è sul sito www. airc. it) 700mila piante in cambio di 15 euro usati per finanziare la ricerca per combattere il cancro. “In 30 anni – spiega l’Airc – la guaribilità media dei tumori è più che raddoppiata e per alcune forme, soprattutto il tumore al seno, i tassi di guarigione sono saliti all’80 per cento”.
Proprio grazie alla ricerca si è scoperto recentemente che non tutte le cellule tumorali sono ugualmente pericolose. La “benzina” che fa progredire un cancro è circoscritta a una piccola popolazione – le staminali – che sono caratterizzate da grande capacità di proliferazione. “Immaginiamo che un tumore sia come un alveare. Le staminali sono l’equivalente dell’ape regina, l’unica in grado di moltiplicarsi” spiega Pier Paolo Di Fiore, direttore di un team di ricerca dell’Istituto Firc di Oncologia Molecolare di Milano e protagonista di questo nuovo filone di studi. “Anche se le operaie rappresentano il grosso dell’alveare, il nostro obiettivo deve essere quello di colpire la regina”.
La scoperta impone alle case farmaceutiche di affinare le sue armi.

“L’industria ha sfruttato fino in fondo le scoperte degli ultimi decenni, e da tempo i suoi tassi di produttività hanno smesso di crescere. Ora che le nostre conoscenze di laboratorio sono salite di livello, ci aspettiamo che anche l’industria ci segua, investendo nella realizzazione di farmaci mirati contro le staminali del cancro” prosegue Di Fiore. Ma proprio perché queste cellule – come le api regine – sono molto rare, studiarle su larga scala non sarà operazione banale. Occorre prima individuarle all’interno di un tessuto, poi estrarle selettivamente.
“Ma una volta ottenuto il farmaco – spiega Di Fiore – ed eliminate le “api regine” del cancro, potremo dire di aver curato la malattia senza bisogno di rimuovere il tumore o bombardarlo con la chemioterapia. Resa inerte e incapace di nuocere, la massa delle api operaie verrà eliminata a poco a poco dall’organismo”. Per portare avanti questi studi, l’Airc e la sua fondazione (la Firc) hanno speso nel 2010 quasi 90 milioni di euro, pari a quasi la metà di tutti i finanziamenti italiani per la ricerca sul cancro.
(07 maggio 2011)

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