Glioblastoma: una specifica modificazione genetica lo rende più sensibile alle terapie
La presenza di una particolare modificazione genetica rende il glioblastoma più sensibile alle terapie. Lo dicono i risultati di una ricerca che sarà presentata dall’autore principale dello studio, Mark Gilbert – neuro-oncologo del M.D. Anderson Cancer Center (Houston, Stati Uniti) – durante il meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology.
La presenza di una modificazione chimica, detta metilazione, sul gene MGMT permette di predire la risposta al trattamento chemio e radioterapico nei pazienti affetti da glioblastoma. Studiando la struttura di MGMT nelle masse tumorali prelevate da 833 pazienti i ricercatori hanno dimostrato che la metilazione innalza da 14 a 21 mesi la prospettiva di vita media di chi soffre di glioblastoma. Inoltre, in caso di presenza della modificazione genetica la progressione del cancro si arresta in media per 8,7 mesi dopo la terapia, contro i 5,7 mesi nel caso di assenza della metilazione.
Secondo gli autori dopo la rimozione chirurgica del tumore e l’analisi del gene MGMT “i pazienti con il gene metilato potranno ricevere il trattamento standard, costituito da radioterapia associata a chemioterapia, mentre chi ha la forma non metilata potrebbe essere coinvolto nella sperimentazione clinica di nuove terapie”. (ASCA)