Allo studio un fungo termofilo per comprendere le cellule eucariotiche
Gli scienziati hanno reso disponibile pubblicamente il genoma e il proteoma di C. thermophilum, nella speranza che siano utili per studiare altre strutture eucariotiche e le loro interazioni
Un fungo che vive a temperature molto elevate potrebbe aiutare a chiarire alcuni meccanismi chiave delle cellule umane: a sostenerlo è una nova ricerca condotta presso la European Molecular Biology Laboratory (EMBL) e l’Università di Heidelberg, in Germania, che ha permesso per la prima volta di sequenziare e analizzare il genoma di Chaetomium thermophilum.
La particolarità del fungo è quella di vivere a temperature fino a 60°C: ciò implica che le sue proteine, tra cui molte che sono simili a quelle del nostro organismo, devono essere estremamente stabili, come sottolineano gli studiosi di Heidelberg.
“Molte strutture biologiche finora non potevano essere studiate perché sono troppo instabili in organismi che vivono a temperature moderate”, ha spiegato Peer Bork, che ha guidato l’analisi genomica dell’EMBL ed è coautore dell’articolo apparso su Cell. “Ora questo fungo ci offre un’occasione unica di superare tali limiti”.
Il gruppo ha confrontato il genoma e il proteoma del fungo con quelli di altri eucarioti e identificato le proteine che costituiscono il nucleo più interno del poro nucleare, un canale che controlla gli scambi di materiali tra il nucleo e il citosol. Partendo dalla sua struttura di base, si è riusciti a ricostruire per la prima volta la complessa struttura tridimensionale di questo anello più interno.
“Questo lavoro dimostra le potenzialità delle collaborazioni multidisciplinari”, ha concluso Ed Hurt, che ha guidato le analisi strutturali e biochimiche presso l’Università di Heidelberg. “Il poro nucleare è un intricato puzzlebiologico, che siamo riusciti a risolvere parzialmente per la prima volta grazie a una combinazione di tecniche di bioinformatica e biologia strutturale”.
Gli scienziati hanno reso disponibile pubblicamente il genoma e il proteoma di C. thermophilum, nella speranza che siano utili per studiare altre strutture eucariotiche e le loro interazioni, così come i generali meccanismi di adattamento in condizioni di alte temperature, aprendo potenzialmente la strada a nuove applicaiozni biotecnologiche”.