Carcinoma ovarico: scoperto meccanismo molecolare che ne determina aggressività

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NCAM_FGFR

Scoperto un nuovo meccanismo molecolare alla base dell’aggressività del carcinoma ovarico: è questo il risultato di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) e del Programma di Medicina Molecolare dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) guidato da Ugo Cavallaro in collaborazione con l’Unità di Ginecologia Oncologica medica diretta da Nicoletta Colombo.

Lo studio, finanziato da AIRC, è stato pubblicato ieri sulla versione online della rivista scientifica EMBO Molecular Medicine.

Il tumore dell’ovaio è la prima causa di morte fra quelli ginecologici in tutti i Paesi sviluppati, e in Italia colpisce oltre 4000 donne ogni anno: «In questo lavoro descriviamo l’interazione tra la molecola NCAM e il recettore FGFR (recettore del fattore di crescita fibroblastico) – spiega Cavallaro -.

Dall’osservazione in vitro e nei modelli animali abbiamo scoperto che l’espressione di NCAM nei tumori delle pazienti con carcinoma ovarico è direttamente collegata con il grado avanzato della malattia, dimostrando che quando questa molecola si lega al recettore FGFR le cellule tumorali diventano molto più invasive. Allo stesso modo, ‘spegnendo’ il gene che attiva NCAM nelle cellule del carcinoma ovarico le loro proprietà maligne si riducono notevolmente».

Non solo: i ricercatori hanno anche osservato, sempre su modelli animali, che un anticorpo capace di bloccare l’interazione tra NCAM e FGFR impedisce la disseminazione metastatica del carcinoma ovarico agli organi peritoneali, evidenziando così la possibilità di importanti future applicazioni terapeutiche. «Poiché il carcinoma ovarico è uno dei tumori più temibili proprio a causa della disseminazione al peritoneo – spiega Colombo – ed è anche uno dei meno conosciuti dal punto di vista dei fattori molecolari coinvolti, questo lavoro rappresenta un prezioso contributo alle conoscenze scientifiche di base e allo stesso tempo apre nuove prospettive anche sul piano clinico». (ASCA)

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