Cardiomiopatia da stress: registrata incidenza consistente e subdola, superando ogni aspettativa
Cardiomiopatia da stress: subdola e più diffusa del previsto
La risonanza magnetica mostra una sofferenza cardiaca anche in assenza di precedenti fattori di stress chiaramente identificabili.
La cardiomiopatia da stress, una forma di scompenso cardiaco indotta da eventi stressanti, sembra avere caratteristiche cliniche ben più ampie di quanto riportato finora, e pare coinvolgere soggetti giovani e adulti senza un fattore scatenante identificabile. È questo il risultato apparso sull’ultimo numero della rivista JAMA a firma di Ingo Eitel e colleghi dell’Università di Lipsia, in Germania.
La cardiomiopatia da stress (CS) colpisce in primo luogo le donne in postmenopausa ed è caratterizzata da un’acuta, profonda ma reversibile disfunzione del ventricolo sinistro in assenza di una significativa patologia coronarica.
Eitel e colleghi hanno condotto un nuovo studio per definire in modo esaustivo lo spettro clinico della CS per esaminare l’utilità di un insieme di criteri basati sulla risonanza magnetica funzionale che potrebbero consentire ad aiutare nelle decisioni diagnostiche nei casi di sospetta CS.
Lo studio è stato condotto in sette centri di cura terziaria in Europa e Nord America tra il 2005 e il 2010 tra 256 pazienti con CS valutata al momento della presentazione nei centri e successivamente, da uno a sei mesi dall’evento acuto.
I pazienti avevano un’età media di 69 anni ed arano costituiti per l’89 per cento da donne e l’81 per cento in età postmenopausale. Nel 71 per cento dei casi si è identificato un evento stressante a meno di 48 ore dalla presentazione al centro, il 30 per cento dei casi si trattava di stress emotivi e nel 41 per cento di stress fisico.
La coronaro-angiografia ha mostrato arterie coronariche sane in 193 pazienti (75 per cento del campione). La risonanza magnetica ha mostrato una riduzione della funzione del ventricolo sinistro di grado severo in tutti i pazienti.
“La cardiomiopatia da stress è stata accuratamente identificata con la risonanza magnetica utilizzando specifici criteri: un tipico schema di disfunzione del ventricolo sinistro, edema del miocardio, assenza di necrosi significativa e marker di infiammazione del miocardio.
“L’imaging con risonanza magnetica di follow-up ha mostrato una completa normalizzazione della frazione di eiezione del ventricolo sinistro (una misura di quanto bene il ventricolo sinistro pompi a ogni contrazione cardiaca) e i marker d’infiammazione in assenza di una significativa fibrosi”, sottolineano gli autori.
Gli stessi studiosi mettono in luce come i loro dati indicano che solo due terzi dei pazienti avevano precedenti fattori di stress chiaramente identificabili, mentre in precedenti lavori la percentuale di fattori scatenanti di tipo emotivo o fisico arrivava fino all’89 per cento.
“In definitiva, la nostra coorte ampia e multicentrica dimostra che l’assenza di un identificabile evento di stress non compromette la diagnosi e che perciò i meccanismi precipitanti sono probabilmente più complessi, con coinvolgimento del sistema vascolare, di quello endocrino e del sistema nervoso centrale”, hanno concluso gli studiosi.