[Letteratura scientifica]Cellule staminali del sangue: la terapia in contatto con il futuro
Se succedesse che nel 2011 ci trovassimo di fronte ad una scoperta medica rivoluzionaria come quella dei vaccini o degli antibiotici, applicabile nella terapia e nella prevenzione anche di patologie finora incurabili, senza controindicazioni, dal valore medico ed economico inestimabile, penseremmo di accantonarla a priori o faremmo qualche sforzo per valutarne la veridicità`?
Milioni di anni fa sulla terra esistevano solo esseri monocellulari, allora le cellule per migliorarsi decisero di riunirsi in organismi pluricellulari dove ogni cellula aveva un compito specifico: digerire, respirare etc.., ma alcune di loro dovevano assumere una funzione organizzativa-informativa per indirizzare tutte le cellule dell’organismo verso il fine della sopravvivenza e della salute. Chi, se non le staminali, che hanno la prerogativa di trasformarsi in ogni tipo di cellula e di costruire un organismo per intero, poteva svolgere questo ruolo? E dove potevano essere queste cellule se non nel sangue che raggiunge tutti gli organi? E se erano poche in situazioni normali voleva dire che il sangue doveva avere la capacità di trasformare alcune sue cellule in staminali nel momento del bisogno. Ripetendo questo procedimento di deprogrammazione in laboratorio e reinoculando le cellule ottenute si poteva elevare lo stato di organizzazione dell’organismo? Poteva voler dire curare malattie finora incurabili o prevenirle? Questa è stata la teoria terapeutica che mi ha permesso già da 7 anni di capire perchè inoculare le cellule staminali anche in vena estraendone un protocollo terapeutico sicuro.
PREFAZIONE RIVOLTA A TUTTI.
L’attuale concetto che le staminali agiscano sul sistema immunitario (immunomodulazione) va identificato nella capacità organizzativa e informativa discrezionale delle cellule in situazioni diverse, avvicinando la medicina alla fisica moderna che è alla base di tutte le branche della scienza. Il sangue è la miglior fonte di staminali e il risultato terapeutico si ha dalla corretta percentuale di ogni tipo di staminale deprogrammata ottenuta da sangue(emopoietiche, mesenchimali e pluripotenti) prodotta da quell’individuo in quel determinato momento. Questo cocktail cellulare non deve essere considerato un “farmaco rigenerativo”, ma una “piccola casa farmaceutica” che produce il farmaco giusto al momento giusto, toccando con consequenzialità gli interruttori di un processo così profondamente interconnesso che mai riusciremo a capire completamente. Se paragoniamo le staminali pluripotenti adulte alla benzina bisogna aver avuto l’idea di estrarla dal petrolio, cioè senza la teoria di un “veterinario pratico” che presupponeva nel sangue l’esistenza di staminali pluripotenti sarebbe stato molto difficile andarle a cercare proprio nel sangue, prova ne sia che la ricerca di tutto il mondo è arrivata solo ad ottenere un surrogato delle cellule staminali pluripotenti : “staminali pluripotenti indotte”, difficili da produrre e piene di controindicazioni. Inoltre bisogna aver avuto l’idea di mettere la benzina nel serbatoio (inoculare le cellule) per dare energia all’automobile (organizzare l’organismo).L’inoculazione sistemica delle staminali è sovrapponibile al concetto di vaccinazione. Ma mentre con la vaccinazione si inocula materiale biologico per informare una piccola parte del sistema immunitario e attivarlo verso una malattia specifica, con le cellule staminali informiamo tutto il sistema psico-neuro-endocrino -immunitario, migliorando la prevenzione e la risposta immunitaria verso malattie già in atto. Le cellule staminali di cui parliamo si ottengono in 72 ore da pochi ml.di sangue e se ne possono ottenere molte più di quelle che servono , possono essere considerate un’emotrasfusione autologa e contengono anche staminali pluripotenti che possono agire sulle malattie neurologiche . Poi, a differenza di ogni altro tipo di staminale messa in coltura, mostrano solo i recettori di staminalità che gli permettono di essere qualificate e quantificate, risultando le uniche che possono essere accettate per una sperimentazione umana in virtù anche del fatto di sottostare alla normativa vigente sugli auto emoderivati autologhi. I risultati di comprova induttiva della mia teoria terapeutica sono promettenti ed eccitanti e si arricchiscono ogni giorno di nuove conferme. Stiamo parlando di una scoperta che potrà essere applicata in terapia non tra decenni, ma tra giorni ed avrebbe come utenti tutti gli uomini della terra perché le staminali ottenute da sangue possono essere usate in via preventiva come una sorta di vaccino universale per trattare malattie ancora non manifeste clinicamente. Il primo Stato che si renderà conto di questo diventerà la meta dei malati e si sostituirà con un protocollo autorizzato e trasparente ai “viaggi della speranza”.
PREFAZIONE RIVOLTA AI MEDICI
La mia “teoria terapeutica” è sovrapponibile al concetto di vaccinazione dove si inocula materiale biologico informando una piccola parte del sistema immunitario e attivandolo verso una malattia specifica. Anche l’inoculazione sistemica della staminali introduce un’informazione attraverso materiale biologico, lavorando però su un network molto più vasto e coinvolgendo tutto il sistema psico-neuro-endocrino -immunitario, migliorando la prevenzione e la risposta immunitaria verso malattie già in atto.
La chiave per usare in modo semplice e sicuro le staminali si può ottenere rapidamente introducendo una sperimentazione “induttiva” e usando quella “deduttiva” come seconda fase. Finora la medicina ha considerato l’omogeneità dei casi indagati la base su cui poggiare la sperimentazione, ma se patologie con sintomi sovrapponibili rispondono in modo diverso alla stessa terapia vuol dire che sono eterogenee perché prodotte da molteplici causalità che costituiscono la patogenesi profonda della malattia. Ad esempio una patologia autoimmune del cavallo che riguarda l’occhio, l’Equine Recurrent Uveitis (ERU), può essere scatenata da diversi fattori infettivi che agiscono su punti diversi della barriera emato-oculare e del sistema immunitario“privilegiato” dell’occhio spingendolo verso la produzione di molteplici auto- antigeni retinici che promuovono danni nelle diverse strutture anatomiche amplificati ad ogni episodio ricorrente. Avremo allora una stessa patologia, l’ERU, che risponde in modo diverso allo stesso farmaco per le complesse causalità profonde.
La mia sperimentazione si basa sulla consapevolezza di “eterogeneità dell’indagato” e su un concetto di ricerca induttivo cioè promosso dall’applicazione di un’unica teoria terapeutica.
I fenomeni che si manifestano nella natura, che non conosciamo nel loro intimo, ce li spieghiamo induttivamente attraverso una nostra teoria che è la fisica; così proviamo a spiegarci i meccanismi che indirizzano l’organismo verso la salute, a cui non sappiamo dare una risposta, attraverso una teoria: “le staminali del sangue organizzano e informano permettendo lo stato di salute”. Un aereo che parte da Roma per New York raggiungerà la destinazione con la forza dei suoi motori, ma per raggiungere New York deve anche possedere l’energia “sottile”, informativa del radar che gli darà la rotta in mezzo all’oceano. Se questa teoria, che attraverso il concetto di “energia organizzativa” prova a darci una parziale spiegazione del funzionamento della vita, viene trasferita come “induzione” terapeutica nell’organismo attraverso l’inoculazione di cellule staminali mostra capacità di guarire o prevenire alcuni stati patologici, vuol dire cha poggia su delle concezioni reali. La mia ricerca non ha quindi esasperato bisogno di un lotto omogeneo di patologie da studiare, infatti la consapevolezza della costante eterogeneità dell’indagato mi permette di applicare la teoria terapeutica a vari tipi di malattie , introducendo il concetto di “omogeneità di terapia” per curare patologie diverse, da cui estrarre attraverso un processo deduttivo secondario, il protocollo terapeutico migliore.
I recinti circoscritti della ricerca classica possono portare ad un’incongruenza con il buon senso come è evidente nella valutazione data al mio progetto sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Per sviluppare la mia sperimentazione sono partito dalla “Mielopatia Degenerativa” del cane che manifesta gli stessi sintomi neurologici della SLA e ha una mutazione genetica identica comprovata da un test che dà la gradazione dello stato di predisposizione, nello stato più grave ,quello di “AFFECTED”, il cane ha un rischio del 60% di manifestare la sintomatologia della Mielopatia Degenerativa dopo gli 8 anni (Additional details available online at www.CanineGeneticDiseases.net ) . Se noi dividiamo i cani con il gene modificato in due lotti, uno dei quali comincia la prevenzione con le staminali e l’altro no, dall’incidenza della malattia e dalla manifestazione dei sintomi nei due gruppi possiamo trarre delle conclusioni che, se positive, sarebbero sensazionali. Il fatto però che nella nostra sperimentazione non vengano usati gli animali di laboratorio e che le patologie non siano indotte ci fa percorrere nuove strade mal digerite da una qualsiasi commissione scientifica; e seppur condivido la realizzazione di molti lavori , compresi quelli sui motoneuroni della zanzara, penso che aggiungano solo uno o due tasselli nella comprensione di una patologia come la SLA che può essere paragonata ad un puzzle di 10.000 pezzi. La realizzazione del mio semplice esperimento invece ci avrebbe potuto dare la prima terapia efficace sulla SLA aggiungendo molti tasselli alla chiarificazione del problema.
La scoperta nel sangue anche di cellule staminali pluripotenti ha un valore importante, ma relativo se paragonato all’idea che già ne presupponeva la loro esistenza nel sangue e la loro possibile applicazione sistemica. La medicina è sempre alla ricerca del “proiettile magico” e in questo caso identifica il suo “Graal” nelle staminali adulte pluripotenti, ma la forza del risultato terapeutico sistemico non si ha dalle staminali pluripotenti , è invece dovuto alla corretta percentuale di ogni tipo di staminale ottenuta da sangue (emopoietiche, mesenchimali e pluripotenti) di quell’individuo in quel determinato momento. Questo cocktail cellulare non deve essere considerato un “farmaco rigenerativo” “, ma una “piccola casa farmaceutica” che produce il farmaco giusto al momento giusto, toccando con consequenzialità gli interruttori di un processo così profondamente interconnesso che difficilmente riusciremo a capire per intero.
È inevitabile che chi è abituato a sviluppare un processo sperimentale deduttivo ponga la domanda di quale sia il punto preciso del processo patologico in cui agiscono le staminali, ma i motivi per cui non se ne può dare risposta sono di non conoscere completamente la “malattia” per il complicato network da cui è provocata e di non avere a che fare con un farmaco limitato a toccare solo uno o due interruttori dell’ intero processo , ma con cellule con capacità discrezionale.
La conferma citofluorimetrica di cellule staminali pluripotenti ottenute da deprogrammazione del sangue ha importanza per il nostro brevetto, ma è solo uno dei fattori che valorizzano l’idea da cui sviluppa la teoria terapeutica. Infatti se paragoniamo le staminali pluripotenti adulte alla benzina bisogna aver avuto l’idea di estrarla dal petrolio, cioè senza la teoria di un “veterinario pratico” che presupponeva nel sangue l’esistenza di staminali pluripotenti sarebbe stato molto difficile andarle a cercare proprio nel sangue, prova ne sia che la ricerca di tutto il mondo è arrivata solo ad ottenere un surrogato delle cellule staminali pluripotenti : “staminali pluripotenti indotte”, difficili da produrre e piene di controindicazioni. Inoltre bisogna aver avuto l’idea di mettere la benzina nel serbatoio (inoculare le cellule) per dare energia all’automobile (organizzare l’organismo).
Penso di essere riuscito a giungere a questo punto di sviluppo del progetto senza aiuti da parte di governi, holdings e case farmaceutiche perchè il mio fine di migliorare la situazione dei malati e di chi gli stà accanto è facilmente comprensibile da persone motivate da altruismo che mi hanno dato appoggio morale ed economico. Poiché le mie idee sono state in parte sottovalutate dalla comunità scientifica, sfruttando il fatto che esiste libertà di stampa, ho deciso di divulgare anche attraverso i libri questa terapia rivoluzionaria e il suo avveneristico sistema di ricerca. I fondi ottenuti dalla mia credibilità sono stati interamente devoluti agli studi di biologia cellulare, mentre la mia sperimentazione pratica è andata avanti attraverso sacrifici personali e l’unico appoggio della FONDAZIONE ROMA TERZO SETTORE che ha deciso di aiutare esclusivamente l’“Associazione Culturale Medico Scientifica Per Lo Studio Dell’Uso Di Cellule Staminali Da Sangue In Medicina Veterinaria Ed Umana”, associazione senza scopo di lucro.
La scoperta non si limita a curare le conseguenze, ma anche le cause delle patologie agendo sulla prevenzione e ci consegna la chiave che permette di usare in modo semplice ed efficace la medicina rigenerativa attraverso cellule che sono un emoderivato autologo e che quindi puo` essere somministrato anche per via endovenosa come una auto- emotrasfusione; gia` cellule staminali del sangue emopoietiche ottenute tramite aferesi o da cordone vengono usate in terapia umana per curare la leucemia ed ora in veterinaria vengono usate per via endovenosa le staminali mesenchimali per curare diverse patologie. Inoltre le staminali ottenute da deprogrammazione sono per la prima volta tipizzate e contate permettendo la sperimentazione in vivo in umana che finora era inattuabile perché non si può sperimentare ciò che non si qualifica e quantifica.
Dalla valutazione dei risultati ottenuti in sette anni e dalla comprensione dei limiti di questa terapia è nato un sicuro protocollo terapeutico. È solo dalla consapevolezza dei limiti di una terapia che sI può apprezzare profondamente la sua bontà! Se patologie gravi come la SLA, le valvulopatie, le degenerazioni oncologiche etc…raggiungono uno stato avanzato, le cellule non riescono nella loro funzione rigeneratrice, ma coadiuvano lo sviluppo delle compensazioni che l’organismo ha prodotto per cercare di sopravvivere, ma alcune di queste compensazioni naturali sviluppano nel tempo effetti negativi. . Per esempio in una grave insufficienza mitralica il sovraccarico volumetrico viene compensato naturalmente da un’ipertrofia della muscolatura ventricolare (ipertrofia eccentrica) al fine di mantenere la portata cardiaca. Evolvendo, la patologia il sovraccarico volumetrico cronico a carico del ventricolo sx induce un decremento della funzione contrattile per i noti eventi istopatologici. L’utilizzo della terapia con cellule staminali autologhe in questo stadio patologico ha prodotto il risultato di migliorare la contrattilità ventricolare ma non ha influito sulla degenerazione mixoide della valvola esacerbando così il rigurgito verso l’ atrio sinistro che si è ulteriormente dilatato ed è insorta fibrillazione atriale . La terapia ha avuto perciò un effetto peggiorativo sulla condizione clinica del paziente. Così la patologia tumorale quando identificata come “compensazione irrazionale” può essere accellerata dall’inoculazione di staminali. Questi dati fanno però ipotizzare concretamente che l’azione delle staminali si ha nei primi stadi della malattia sulla causalità patologica dove ancora non esistono compensazioni, agendo ad esempio impedendo la degenerazione mixoide della valvola mitralica. Secondo questo principio la terapia con cellule staminali del sangue dovrebbe essere intrapresa soprattutto con un concetto di prevenzione attenuando gli effetti negativi dell’invecchiamento e migliorando la prevenzione su malattie che flagellano l’umanità.
Punti che focalizzano la terapia:
Facile prelievo.
Tempo di preparazione cellulare breve.
Numero praticamente infinito di staminali prodotte.
Cellule staminali con i soli recettori di staminalità che permetteranno una sperimentazione in umana perché per la prima volta sappiamo cosa facciamo e in che numero; quando abbiamo cellule eterogenee non possiamo fare una sperimentazione perché non sappiamo cosa sperimentiamo!
La sperimentazione in umana è anche facilitata dal fatto che le cellule staminali del sangue sottostanno alla legislazione degli emoderivati autologhi.
Per la prima volta si ottengono cellule staminali adulte pluripotenti senza ricorrere all’uso di virus ed embrioni per trasportare i fattori di pluripotenza dalle staminali embrionali a quelle adulte.
Possibilità di inoculare le staminali in vena e localmente, cioè usarle come direttori d’orchestra e come mattoni.
Inoltre queste cellule mostrano bassa presenza di complesso di istocompatibilità; ciò permette di inoculare cellule eterologhe senza reazione. Quanto sarebbe utile avere sempre cellule pronte per persone affette da ictus ed infarti? Questa possibilità e il fatto che le staminali possano essere usate in vena come “vaccino universale” dovrebbe interessare le case farmaceutiche più importanti.
Il know-how terapeutico è stato acquisito da un tipo di ricerca nuova fatta su animali vicini a noi nella scala zoologica e soprattutto su patologie non provocate, poiché è contro la nostra etica produrre sofferenze ad animali, siano anche essi di laboratorio.
La terapia con le cellule staminali del sangue può essere usata come ausilio nel protocollo terapeutico-farmacologico di ogni malattia.
È stata finalmente trovata la chiave per usare le cellule staminali in modo efficace, semplice e sicuro basandosi su un protocollo terapeutico sviluppato durante anni di esperienza.
MARCO POLETTINI