Dermatologi e allarme sifilide: il prezzo della ‘cura’ aumenta di oltre mille volte
Il prezzo della “benzilpenicillina benzatinica”, la molecola che cura la malattia sessualmente trasmissibile, è aumentato di oltre mille volte, passando da due a 24 euro a fiala. E la terapia prevede sei iniezioni. La Biopharma è l’unica azienda che la produce e questo, secondo l’Aifa, ha condizionato l’aumento del costo.
Allarme sifilide, cure alle stelle e medicine introvabili. Il flacone di penicillina prima costava meno di due euro, oggi è sul mercato a 24 euro a fiala, dopo essere stato trasferito dalla fascia A (a carico del Ssn) alla C (a pagamento). L’antibiotico, che tra l’altro oggi scarseggia, si chiama “benzilpenicillina benzatinica” ed è il più efficace per curare ambulatorialmente (e far guarire) la sifilide.
A invocare l’intervento delle autorità, denunciando una situazione che mette a rischio le migliaia di pazienti che ogni anno risultano infettati dal “Treponema pallidum” (l’agente eziologico della malattia), sono i dermatologi e i tanti malati che non possono permettersi una terapia costosa, ma indispensabile. Pompeo Donofrio, docente di Dermatologia alla Federico II di Napoli è il referente della Campania per le “infezioni sessualmente trasmissibili”: “Nelle ultime settimane sono stato tempestato di segnalazioni da parte di pazienti e colleghi che mi avvertivano: il farmaco non si trova, ma quando è reperibile viene venduto a un prezzo maggiore di dieci volte”. Ma non è tutto.
“Il protocollo terapeutico”, precisa lo specialista, “prevede un ciclo minimo di sei iniezioni. E questo significa che per curarsi bisogna sborsare ben 144 euro. Non tutti possono permetterselo, visto che la sifilide coinvolge per lo più soggetti appartenenti a fasce deboli e socialmente emarginate”. Al momento, sul mercato per la benzilpenicillina benzatinica è presente una sola azienda, la Biopharma che da meno di un mese ha messo in commercio il prodotto in “siringa preriempita” invece che in doppio flacone da preparare dopo l’acquisto. Una comodità “costosa” che prevede anche la conservazione del farmaco in frigorifero.
E l’Aifa? Dall’Agenzia, in particolare dal Comitato rimborsi, fanno sapere che la responsabilità del costo attuale sarebbe della Biopharma. L’azienda infatti, riferisce l’Aifa, in un primo momento ha comunicato di essere impossibilitata a produrre il farmaco, mentre successivamente ha presentato la stessa molecola ma rinnovata nella confezione. Resta da chiarire, come mai, in tempi di crisi per le famiglie, l’antibiotico contro la sifilide sia finito nella fascia C a carico dell’assistito. “Ne ho chiesto ragione all’Aifa che ha dato il via libera al nuovo prodotto (autorizzazione immissione in commercio 33120092)”, rivela Donofrio, “e mi è stato risposto che il costo della fiala preriempita richiesto dall’azienda non era sostenibile dal Servizio sanitario”.
D’altro canto, aggiunge lo specialista, i pazienti affetti da sifilide non curata rappresentano un rischio maggiore per l’Aids. “Il contagio del virus Hiv”, spiega Donofrio, “è facilitato dalle lesioni ulcerate delle zone genitali, tipiche della sifilide. Questo vuol dire che se si cura quest’ultima si fa anche prevenzione per l’Aids. Tant’è che un terzo dei pazienti sieropositivi è stato a contatto col “treponema pallido””. L’Italia, insomma, è oggi uno dei pochi paesi che (a dispetto della legge 837 del 25 luglio 1956, mai abrogata e nota come “legge Merlin) non garantisce più la cura gratuita di una malattia venerea come la sifilide. E con la beffa di un farmaco che è in vendita on line su vari siti internet stranieri per pochi euro.
Repubblica.it