Alti livelli di uno specifico ormone possono predire rischi malattie renali

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fgf23

Alti livelli di uno specifico ormone possono predire quali pazienti che hanno malattie ai reni hanno una maggiore probabilita’ di avere problemi cardiaci, di morire prematuramente o di aver bisogno della dialisi.

”Questa scoperta ci permettera’ di predire il rischio dialisi: un aspetto cruciale perche’ circa il 23 per cento dei pazienti sottoposti a dialisi muore nell’arco del primo anno”, ha spiegato Michel Chonchol della University of Colorado School of Medicine, che ha condotto lo studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Society of Nephrology. Gli scienziati hanno analizzato il plasma sanguigno di pazienti con malattie renali in stato avanzato e hanno trovato che i livelli del fattore di crescita 23 dei fibroblasti (FGF-23) aumentavano man mano che la funzionalita’ renale diminuiva.

Questo ormone regola il livello di fosforo nel sangue: quando i reni funzionano male, diventano incapaci di secernere fosforo, e questo causa l’innalzamento dell’ormone FGF-23. Maggiore e’ il livello dell’ormone, maggiori sono le probabilita’ che il paziente muoia. ”Anche se, attualmente, non conosciamo il modo in cui l’ormone incide sul corpo” ha precisato Chonchol. Nel momento in cui la funzionalita’ renale cala fino al 30-40 per cento, i livelli di FGF-23 possono predire se subentrera’ la morte, oppure se ci sara’ un attacco cardiaco o se si finira’ in dialisi. Finora, i medici non avevano a disposizione un metodo per valutare la presenza di fosforo nei pazienti con malattia renali. ”Prima di andare in dialisi, i livelli di fosforo calano moltissimo”, ha aggiunto Chonchol. Ma molto tempo prima che questi livelli sprofondino, questi sono gia’ aumentati notevolmente. Identificare questa prima variazione permettera’ ai medici di intervenire tempestivamente con farmaci che possono innalzare il fosforo, e quindi abbassare il livello dell’ormone. ”La ricerca ci ha fornito un indicatore fondamentale – ha detto Chonchol – un biomarcatore che potrebbe salvare molte vite umane”.

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